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Archivio per categoria: Startup

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Valutazione di azienda ed analisi fondamentale

24 Aprile 2023/in Perizie di Stima, Startup, Valutazione di azienda/da Perizie di Stima

Valutazione di azienda ed analisi fondamentale

Una riflessione sul pensiero di Bini e quello di Damodaran

Il Prof. Bini in questi ultimi anni ha richiamato l’attenzione di noi esperti e studiosi della valutazione d’azienda sull’importanza dell’analisi fondamentale e dell’analisi del modello di business.

Ho avuto il piacere di fare lezione con lui lo scorso anno (io ovviamente nel mio intervento mi limitavo a scaldare il pubblico, lui la vera rockstar) ed ho molto apprezzato l’enfasi sulle ipotesi alla base del piano e degli scenari e conseguentemente sulla necessità di tornare all’analisi fondamentale. Qui provo a fornire una breve sintesi del tema.

Bini sottolinea l’importanza dell’analisi fondamentale nella valutazione delle aziende. L’analisi fondamentale include l’analisi del settore, delle risorse, delle competenze e del modello di business dell’azienda stessa. Sottolinea in particolare la necessità di valutazioni trasparenti e motivate basate su un’analisi logica e razionale dei fondamentali dell’azienda. L’analisi fondamentale considera sia l’azienda che l’ambiente in cui opera, poiché la performance dell’azienda è spesso influenzata dall’ambiente competitivo.

#Valutazione di azienda ed analisi fondamentale. Una riflessione che analizza sia il pensiero di #Bini sia quello di #Damodaran Condividi il Tweet

L’importanza dell’analisi fondamentale

La valutazione aziendale richiede un’analisi fondamentale adeguata. L’analisi fondamentale è spesso confinata all’analisi dell’andamento storico o attuale dell’impresa o all’analisi del business plan (che però può essere stato prodotto con finalità diverse e con diversi supporti di analisi strategica e di settore).

L’analisi fondamentale è la base per le valutazioni aziendali, in quanto fornisce un supporto logico e razionale alle ipotesi sottostanti. Una valutazione dovrebbe spiegare come funzionano i mercati in cui opera l’azienda, dove risiedono le opportunità di crescita, come l’azienda può respingere i concorrenti (attuali e potenziali), quali sono le principali fonti di rischio, ecc.

L'analisi fondamentale è la base per le valutazioni aziendali, in quanto fornisce un supporto logico e razionale alle ipotesi sottostanti. Una valutazione dovrebbe spiegare come funzionano i mercati in cui opera… Condividi il Tweet

Due modelli di analisi fondamentale

Le valutazioni devono essere trasparenti e motivate basate su un’analisi logica e razionale dei fondamentali dell’azienda. Ci sono due modelli di analisi fondamentale:

  • il modello di organizzazione industriale
  • il modello basato sulle risorse

La scelta del modello dipende dall’attrattività dell’industria/mercato/segmento in cui l’azienda opera. Le risorse e le competenze contribuiscono a formare il vantaggio competitivo. Il rischio di perdere un vantaggio competitivo dipende dal tasso di obsolescenza delle competenze chiave, dalla disponibilità di sostituti e dal grado di imitabilità delle competenze chiave.

Il modello di organizzazione industriale (I/O) si concentra sull’analisi dell’ambiente in cui opera l’impresa e individua i principali fondamentali di performance all’esterno dell’impresa. Questo modello è più appropriato quando le imprese operanti nel settore/mercato/segmento sono molto simili tra loro o le differenze tra di esse non sono tali da consentire loro di raggiungere prestazioni significativamente differenti. Il modello I/O è molto efficace nell’individuare i fondamentali in tutti quei settori/segmenti che si posizionano ai due estremi della scala dell’attrattività, ovvero settori/segmenti molto interessanti o poco attraenti.

Il modello basato sulle risorse (R/B) si concentra sulle fonti di vantaggio competitivo e sul modello di business e individua quindi i principali fondamentali di performance all’interno dell’azienda. Questo modello è strutturato su diversi profili di analisi, come l’identificazione delle risorse, delle capacità e delle competenze chiave, l’imitabilità del vantaggio competitivo e il modello di business. La performance è principalmente attribuibile alle risorse, capacità e competenze chiave dell’impresa, che contribuiscono al suo vantaggio competitivo.

Il modello R/B è più efficace per identificare i fondamentali in settori/segmenti che non sono agli estremi della scala dell’attrattività, poiché la capacità dell’impresa di generare rendimenti superiori, inferiori o allineati al costo del capitale dipende dalle sue risorse, capacità e competenze chiave.

Il modello per valutare le startup

Per valutare le startup, il modello basato sulle risorse (R/B) è generalmente preferibile rispetto al modello di organizzazione industriale (I/O). Ciò perché le startup sono spesso attive in settori emergenti o in rapida evoluzione, dove le differenze tra le imprese sono maggiori e le prestazioni possono variare notevolmente. Inoltre, le startup spesso non hanno ancora un’ampia base di clienti o una posizione consolidata nel mercato, quindi l’analisi delle risorse, delle capacità e delle competenze chiave dell’azienda è fondamentale per valutare il suo potenziale di crescita e di successo. Tuttavia, è importante considerare anche l’ambiente competitivo in cui opera la startup e l’analisi delle cinque forze di Porter può essere utile in questo senso.

Il rischio di rifugiarsi nei soli valori finanziari

Il valore di un’impresa è funzione della redditività e della crescita che l’impresa è (o non è) in grado di realizzare nel lungo termine nell’ambiente competitivo in cui opera. L’analisi fondamentale è il quadro logico necessario per comprendere i driver di tale crescita e redditività. Molto spesso i fondamentali vengono confusi con il business plan e qualsiasi valutazione basata sul modello DCF viene definita ”basata sui fondamentali”.

Spesso la scelta di ricercare i fondamentali nei soli risultati finanziari è dovuta alla volontà di avvalersi di informazioni più certe rispetto a quelle molto più incerte ma economicamente più significative rappresentate dall’analisi evolutiva del settore e dell’azienda.

Tuttavia, un’analisi fondamentale basata esclusivamente su dati contabili (passati, attuali e prospettici a breve termine) e sui risultati finanziari fornisce una falsa idea di affidabilità, poiché è radicata in una base informativa incompleta.

Spesso la scelta di ricercare i fondamentali nei soli risultati finanziari è dovuta alla volontà di avvalersi di informazioni più certe rispetto a quelle molto più incerte ma economicamente più significative… Condividi il Tweet

Non trascurare la concorrenza

L’analisi fondamentale non riguarda solo l’azienda, ma anche l’ambiente in cui essa opera. Ciò è dovuto al fatto che raramente la performance aziendale è funzione delle sole competenze manageriali; più spesso è condizionata (e talvolta in modo predominante) dall’ambiente competitivo.

La performance aziendale dipende sia da scelte sotto il controllo dell’impresa (selezione del mercato, prezzi, investimenti, esecuzione, ecc.) sia da fattori al di fuori del suo controllo (tendenze macroeconomiche, reazioni dei consumatori, cambiamento tecnologico, ecc.). In particolare, la performance di qualsiasi impresa è funzione del grado di concorrenza nel settore/mercato/segmento in cui opera e del grado di successo (o fallimento) della sua strategia.

L’analisi fondamentale non riguarda solo l’azienda, ma anche l’ambiente in cui essa opera. Ciò è dovuto al fatto che raramente la performance aziendale è funzione delle sole competenze manageriali; più spesso è… Condividi il Tweet

Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri

Se manca la narrazione di cosa potrebbe cambiare per l’azienda e il suo settore, significa che la valutazione esclude una parte significativa dell’analisi fondamentale. Damodaran definisce questa parte dell’analisi fondamentale più difficile da tradurre in numeri e da affrontare in modelli finanziari – cioè la storia – e dice ”una delle lezioni più importanti che ho imparato è che una valutazione che non è supportata da una storia è insieme senz’anima e inaffidabile (…)”.

Per approfondire

  • Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri.
  • Business valuation and fundamental analysis 

Aumento di capitale in presenza di perdite

1 Febbraio 2023/in Fisco e Società, Perizie di Stima, Societario, Startup, Startup/da Perizie di Stima

Aumento di capitale in presenza di perdite

Aumento di capitale e riduzione obbligatoria del capitale a copertura di perdite rilevanti

La Massima notarile n.196 del 23 Febbraio 2021 affronta il tema della sospensione della disciplina in tema di riduzione obbligatoria del capitale a copertura di perdite, nel periodo dell’emergenza Covid-19 (artt. 2446, 2447, 2482-bis e 2482-ter c.c.; art. 6 d.l. 23/2020 ). Detta massima pare applicabile anche a seguito delle recenti disposizioni temporanee in materia di riduzione di capitale

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Disposizioni temporanee in materia di riduzione di capitale

Articolo 6 – Decreto-legge del 08/04/2020 n. 23 in vigore dal 30/12/2022

Modificato da: Decreto-legge del 29/12/2022 n. 198 Articolo 3

  1. Per le perdite emerse nell’esercizio in corso alla data del 31 dicembre 2022 non si applicano gli articoli 2446, secondo e terzo comma, 2447, 2482-bis, quarto, quinto e sesto comma, e 2482-ter del codice civile e non opera la causa di scioglimento della societa’ per riduzione o perdita del capitale sociale di cui agli articoli 2484, primo comma, numero 4), e 2545-duodecies del codice civile.
  2. Il termine entro il quale la perdita deve risultare diminuita a meno di un terzo stabilito dagli articoli 2446, secondo comma, e 2482-bis, quarto comma, del codice civile, e’ posticipato al quinto esercizio successivo; l’assemblea che approva il bilancio di tale esercizio deve ridurre il capitale in proporzione delle perdite accertate.
  3. Nelle ipotesi previste dagli articoli 2447 o 2482-ter del codice civile l’assemblea convocata senza indugio dagli amministratori, in alternativa all’immediata riduzione del capitale e al contemporaneo aumento del medesimo a una cifra non inferiore al minimo legale, puo’ deliberare di rinviare tali decisioni alla chiusura dell’esercizio di cui al comma 2. L’assemblea che approva il bilancio di tale esercizio deve procedere alle deliberazioni di cui agli articoli 2447 o 2482-ter del codice civile. Fino alla data di tale assemblea non opera la causa di scioglimento della societa’ per riduzione o perdita del capitale sociale di cui agli articoli 2484, primo comma, numero 4), e 2545-duodecies del codice civile.
  4. Le perdite di cui ai commi da 1 a 3 devono essere distintamente indicate nella nota integrativa con specificazione, in appositi prospetti, della loro origine nonche’ delle movimentazioni intervenute nell’esercizio

Sospensione della disciplina in tema di riduzione obbligatoria del capitale a copertura di perdite

Per “perdite emerse nell’esercizio in corso alla data del 31 dicembre 2020”, ai sensi dell’art. 6, comma 1, d.l. 23/2020 (convertito con l. 40/2020), come modificato dall’art. 1, comma 266 della l. 178/2020, si devono intendere tutte le perdite risultanti dal bilancio di esercizio o da una situazione patrimoniale infra-annuale riferiti a esercizi o frazioni di esercizi in corso alla data del 31 dicembre 2020, a prescindere da quale sia l’esercizio in cui le perdite si siano prodotte.

Pertanto, in relazione a tali perdite non si applicano, fino al quinto esercizio successivo, le disposizioni di cui agli artt. 2446, commi 2 e 3, 2447, 2482-bis, commi 4, 5 e 6, e 2482-ter c.c., né opera la causa di scioglimento della società per riduzione o perdita del capitale sociale di cui agli artt. 2484, comma 1, numero 4), e 2545-duodecies c.c

Obbligo di convocare senza indugio l’assemblea

Resta fermo l’obbligo di convocare senza indugio l’assemblea per gli opportuni provvedimenti, ai sensi dell’art. 2446, comma 1, e 2482-bis, commi 1, 2 e 3, c.c., sia nei casi in cui anche a seguito di tali perdite il patrimonio netto resti superiore al capitale minimo previsto dalla legge (fattispecie di cui agli artt. 2446 e 2482-bis c.c.), sia nei casi in cui, per effetto di perdite superiori a un terzo del capitale sociale, il patrimonio netto divenga inferiore al capitale minimo previsto dalla legge (fattispecie di cui agli artt. 2447 e 2482-ter c.c.)

Obbligo in caso di perdite rilevanti di convocare senza indugio l’assemblea per gli opportuni provvedimenti Condividi il Tweet

Deliberazioni di aumento di capitale a pagamento non precedute dalla riduzione del capitale sociale a copertura delle perdite

Sono pertanto legittime e possono essere iscritte nel registro delle imprese, sempre fino al quinto esercizio successivo indicato nella norma, le deliberazioni di aumento di capitale a pagamento che non siano precedute dalla riduzione del capitale sociale a copertura delle perdite risultanti dal bilancio di esercizio o da una situazione patrimoniale infra-annuale riferiti a esercizi o frazioni di esercizi in corso alla data del 31 dicembre 2020, nella misura in cui tali perdite persistano, anche qualora ad esito dell’aumento di capitale il patrimonio netto della società continui ad essere inferiore ai due terzi del capitale sociale (artt. 2446 e 2482-bis c.c.) o inferiore al minimo legale (artt. 2447 e 2482-ter c.c.). Parimenti dicasi per le altre operazioni sul capitale o con effetti sul capitale sociale, che richiederebbero il rispetto delle predette disposizioni, ove applicabili.

Deliberazioni di aumento di capitale a pagamento non precedute dalla riduzione del capitale sociale a copertura delle perdite Condividi il Tweet

Per approfondire

Massima Consiglio Notarile di Milano n.196 del 23 Febbraio 2021

[Sospensione della disciplina in tema di riduzione obbligatoria del capitale a copertura di perdite, nel periodo dell’emergenza Covid-19]

(artt. 2446, 2447, 2482-bis e 2482-ter c.c.; art. 6 d.l. 23/2020 )

Aumento di capitale in presenza di perdite #startup #aucap #advisor Condividi il Tweet

Il futuro delle società di consulenza

12 Gennaio 2023/in Restartup, Riflessioni, Startup, vita da consulente/da Riflessioni

Il futuro delle società di consulenza

Il futuro delle società di consulenza tra opportunità e sfide

Le società di consulenza stanno attualmente attraversando un periodo di cambiamento e innovazione a causa dell’evoluzione del mercato e della tecnologia. Mentre continuano a fornire servizi di consulenza aziendale tradizionali, stanno anche espandendo i loro orizzonti in nuovi ambiti come l’Intelligenza Artificiale (AI) e la trasformazione digitale.

Le società di consulenza stanno attualmente attraversando un periodo di cambiamento e innovazione a causa dell'evoluzione del mercato e della tecnologia. Condividi il Tweet

Le principali opportunità

  • Crescita del mercato: Con la crescente domanda di servizi di consulenza a livello globale, si prevede che il mercato delle società di consulenza crescerà nei prossimi anni.
  • Nuovi ambiti di business: L’adozione di nuove tecnologie come l’AI e la blockchain stanno creando nuove opportunità per le società di consulenza, come la consulenza sulla trasformazione digitale e la consulenza sui dati.
  • Fornire soluzioni end-to-end: Le società di consulenza stanno diventando sempre più capaci di fornire soluzioni complete ai propri clienti, dalla consulenza strategica all’implementazione pratica.
L'adozione di nuove tecnologie come l'AI e la blockchain stanno creando nuove opportunità per le società di consulenza Condividi il Tweet

Le principali sfide:

  • Concorrenza e talenti: Con l’aumento delle società di consulenza emergenti e la crescita dell’in-house consulting, le società di consulenza tradizionali devono affrontare una maggiore concorrenza per attrarre e mantenere i clienti.
  • Sviluppo delle competenze: Le società di consulenza devono continuare a investire in nuove competenze e tecnologie per rimanere competitive e offrire servizi di valore aggiunto ai loro clienti.
  • Pressione sui prezzi: La crescente concorrenza sta facendo aumentare la pressione sui prezzi, il che può rendere difficile per le società di consulenza mantenere margini elevati.
Le società di consulenza devono continuare a investire in nuove competenze e tecnologie per rimanere competitive e offrire servizi di valore aggiunto ai loro clienti. Condividi il Tweet

Conclusione

In conclusione, il futuro delle società di consulenza presenta sia opportunità che sfide. Quelli che saranno in grado di adattarsi alle nuove tecnologie e alle esigenze dei clienti, e che saranno capaci di fornire soluzioni end-to-end, avranno maggiori possibilità di successo in un mercato in continua evoluzione.

Note a margine

Questo articolo è stato scritto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Ovviamente la tecnologia è ancora in fase sperimentale ed in buona parte la qualità dell’output (testo) deriva dalla qualità dell’input (domande poste dall’autore) ma credo sia importante segnalarlo per evidenziare ancora una volta come le tecnologie possano non solo supportarci nell’attività quotidiana ma anche ridefinire i confini della nostra organizzazione.

Il futuro delle società di consulenza. Questo articolo è stato scritto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Condividi il Tweet

Per approfondire

Questo post è tratto da un più ampio articolo “Ridefinire la dimensione minima per competere” ospitato dal numero di gennaio 2023 della rivista “Il libero professionista“.

La rivista è liberamente scaricabile.

Ridefinire la dimensione minima per competere

12 Gennaio 2023/in Operazioni straordinarie, Perizie di Stima, Riflessioni, Startup, vita da consulente/da Riflessioni

Ridefinire la dimensione minima per competere

La dimensione minima dell’azienda è un fattore cruciale per la competizione nel mercato attuale. Con l’aumento della globalizzazione e la proliferazione delle tecnologie digitali, le aziende si trovano sempre più a competere a livello globale. Per competere in questo ambiente, le aziende devono essere in grado di adattarsi rapidamente e adottare nuove tecnologie e strategie.

Ridimensionamento per competere.

Il ridimensionamento è una strategia comune utilizzata dalle aziende per adattarsi alle nuove sfide del mercato. Ciò può implicare la riduzione delle dimensioni dell’azienda per renderla più agile e flessibile, o l’espansione delle dimensioni dell’azienda per acquisire nuovi mercati e risorse. In entrambi i casi, il ridimensionamento deve essere effettuato in modo strategico per garantire che l’azienda sia in grado di competere efficacemente.

Ad esempio, una riduzione delle dimensioni dell’azienda può implicare la ristrutturazione dei processi aziendali per renderli più efficienti, mentre un’espansione delle dimensioni dell’azienda può implicare l’acquisizione di nuovi partner commerciali o l’ingresso in nuovi mercati.

Tecnologie digitali e dimensione minima dell’azienda

Le tecnologie digitali stanno giocando un ruolo sempre più importante nella definizione della dimensione minima dell’azienda. Con l’aumento della digitalizzazione, le aziende possono ora competere a livello globale anche se sono più piccole di quelle tradizionali.

Ad esempio, le aziende che utilizzano la tecnologia cloud possono accedere a risorse informatiche scalabili senza dover investire in infrastrutture costose.

Inoltre, le aziende che utilizzano la tecnologia digitale per automatizzare i processi aziendali possono ridurre i costi e migliorare l’efficienza. In generale, l’adozione delle tecnologie digitali consente alle aziende di competere a livello globale anche se hanno dimensioni più ridotte rispetto alle aziende tradizionali.

L'adozione delle tecnologie digitali consente alle aziende di competere a livello globale anche se hanno dimensioni più ridotte rispetto alle aziende tradizionali. Condividi il Tweet

Note a margine

Questo articolo è stato scritto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Ovviamente la tecnologia è ancora in fase sperimentale ed in buona parte la qualità dell’output (testo) deriva dalla qualità dell’input (domande poste dall’autore) ma credo sia importante segnalarlo per evidenziare ancora una volta come le tecnologie possano non solo supportarci nell’attività quotidiana ma anche ridefinire i confini della nostra organizzazione.

Ridefinire la dimensione minima per competere.Questo articolo è stato scritto con l’ausilio dell’intelligenza artificiale. Condividi il Tweet

Per approfondire

Questo post è tratto da un più ampio articolo “Ridefinire la dimensione minima per competere” ospitato dal numero di gennaio 2023 della rivista “Il libero professionista“.

La rivista è liberamente scaricabile.

Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri.

18 Ottobre 2022/in Perizie di Stima, Startup, Valutazione di azienda/da Perizie di Stima

Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri.

Per Damodaran ogni numero nella valutazione d’azienda deve avere una storia allegata. E ogni storia che racconti su un’azienda deve avere un numero allegato

Qualche giorno fa ho letto un interessante articolo sulla valutazione delle startup secondo Damodaran, professore di finanza, investitore ed uno dei principali esperti in valutazione d’azienda. Trovate i riferimenti in calce al presente articolo. Ho provato ad estrarre alcune riflessioni. Ho molto apprezzato il binomio storie e numeri che ridà uguale importanza alla parte qualitativa ed a quella quantitativa di una valutazione. Come ho apprezzato l’attenzione alla coerenza dei flussi e del piano industriale rispetto all’eccessiva focalizzazione sul tasso. Damodaran di dimostra come sempre ruvido e puntuale.

La sfida più grande nella valutazione delle aziende non è trovare metriche o modelli migliori. Ha a che fare con l’incertezza. E l’incertezza è sempre maggiore nelle aziende più giovani perché non solo hanno meno storia e più incognite, ma hanno anche un potenziale praticamente infinito.

Per valutare bene le aziende giovani, dobbiamo tenere conto dei diversi tipi di incertezza e dobbiamo gestire le nostre reazioni, spesso malsane, all’incertezza: paralisi, rifiuto, evitamento e esternalizzazione.

“Quando ti senti incerto, cosa fai? Chiami un consulente”, ha detto Damodaran. “Semplicemente non ti assumi la responsabilità di ciò che va storto.”

Damodaran crede che siamo diventati troppo dipendenti dai modelli finanziari, al punto da perdere la trama.

“Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri. Quando mi mostri la valutazione di un’azienda, ogni numero nella tua valutazione deve avere una storia allegata. E ogni storia che mi racconti su un’azienda deve avere un numero allegato”.

Aswath Damodaran, professore di finanza ed investitore esperto, sostiene che il potere della storia guida il valore aziendale, aggiungendo sostanza ai numeri e persuadendo anche gli investitori prudenti a correre dei rischi. Negli affari, ci sono i narratori che elaborano narrazioni avvincenti e gli sgranocchiatori di numeri che costruiscono modelli e resoconti significativi. Entrambi sono essenziali per il successo, ma solo combinando i due, sostiene Damodaran, un’azienda può fornire e sostenere valore.

Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri. Condividi il Tweet Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri. Condividi il Tweet Una buona valutazione è un matrimonio tra storie e numeri. #Damodaran Condividi il Tweet

Valutare una Startup concentrati su 6 fattori

Damodaran consiglia di snellire le valutazioni puntando su alcune variabili essenziali, su sei fattori in particolare.

I primi tre si applicano al modello di business:

  • crescita dei ricavi,
  • margine operativo target (per catturare la redditività)
  • rapporto tra vendite e capitale investito (per riflettere l’efficienza con cui viene catturata la crescita).

Le altre tre metriche sono legate al rischio:

  • Costo dell’equity;
  • Costo del debito;
  • Costo del capitale.

Con una maggiore crescita e un maggiore reinvestimento, Damodaran si aspetta un rischio maggiore. Una valutazione che mostra una crescita elevata, un basso reinvestimento e un basso rischio dovrebbe sollevare dubbi.

Gli errori più comuni nella valutazione di una Startup

Uno degli errori più comuni è utilizzare un modello di crescita stabile e presumere che un’azienda possa crescere più velocemente dell’economia per sempre, il che è impossibile.

Per analizzare un’azienda giovane, dovremmo presumere che crescerà più lentamente dell’economia nel lungo termine e che l’azienda effettuerà un reinvestimento sufficiente per sostenere tale crescita.

Dovremmo anche abbandonare regole pratiche ingannevoli, come il valore terminale non superiore al 75% del valore intrinseco. Per le giovani aziende, il valore terminale può essere superiore al 100% del valore intrinseco di oggi.

Dobbiamo stimare alcuni numeri macro, inclusi i tassi privi di rischio e i premi per il rischio azionario. Ma non dovremmo perdere troppo tempo a cercare di capirli. Secondo Damodaran, questi sono proprio i tipi di numeri che dovrebbero essere esternalizzati al mercato.

Un altro numero su cui non dovremmo perdere troppo tempo: il tasso di sconto. Sebbene i tassi di sconto siano fondamentali per utilizzare il DCF per stimare il valore aziendale, Damodaran pensa che ne siamo ossessionati a scapito della concentrazione sui flussi di cassa.

Non perderti nel triangolo delle Bermuda

Le tre maggiori sfide nella valutazione costituiscono ciò che Damodaran chiama il Triangolo delle Bermuda: incertezza, complessità e pregiudizi. I primi due possono essere gestiti e mitigati, ma i pregiudizi sono inevitabili. La presunzione di obiettività è pericolosa e negare il pregiudizio peggiora tutto. Dovremmo ammettere i nostri pregiudizi ed essere aperti su di essi.

Le tre maggiori sfide nella valutazione per Damodaran: incertezza, complessità e pregiudizi. Dovremmo ammettere i nostri pregiudizi ed essere aperti su di essi. Condividi il Tweet

Conclusione

Dobbiamo accettare l’incertezza invece di cercare di creare una falsa precisione.

Dobbiamo accettare l'incertezza invece di cercare di creare una falsa precisione. Condividi il Tweet

Per approfondire

Tell Me a Story: Aswath Damodaran on Valuing Young Companies

 

Incentivi Brevetti, Disegni e Marchi

25 Agosto 2022/in Agevolazioni fiscali, Startup, Startup, Tributario/da Fisco e societa

Incentivi Brevetti, Disegni e Marchi

Dal 27 settembre le domande per gli incentivi Brevetti, Disegni e Marchi

A partire dal 27 settembre le PMI potranno presentare le domande per richiedere gli incentivi previsti dalle misure Brevetti+, Disegni+ e Marchi+, per le quali sono state stanziate risorse complessive pari a 46 milioni di euro.

Dal 27 settembre le domande per gli incentivi Brevetti, Disegni e Marchi Condividi il Tweet

È quanto stabilito dal Ministero dello Sviluppo economico che ha pubblicato i bandi per il 2022 dedicati ai contributi agevolativi in favore della brevettabilità delle innovazioni tecnologiche e la valorizzazione di idee e progetti. Si tratta di un intervento che rientra nell’ambito della programmazione prevista dalla riforma sulla proprietà industriale per il triennio 2021-2023.

In particolare, le piccole e medie imprese potranno presentare le domande nei termini del seguente calendario:

  • dal 27 settembre per il bando Brevetti+, che dispone di 30 milioni di euro (inclusi 10 milioni di risorse PNRR);
  • dall’11 ottobre per Disegni+, che dispone di 14 milioni di euro;
  • dal 25 ottobre per Marchi+, che dispone di 2 milioni di euro.

 

Documenti

  • Bando 2022 Brevetti + (pdf)
  • Bando 2022 Disegni + (pdf)
  • Bando 2022 Marchi +  (pdf)
  • Decreto direttoriale 7 giugno 2022  (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 6 luglio 2021)

Credito d’imposta formazione 4.0

3 Agosto 2022/in Agevolazioni fiscali, Restartup, Startup, Startup, Tributario/da Fisco e societa

Credito d’imposta formazione 4.0

Formazione 4.0, potenziato il credito d’imposta per le imprese

Per garantire un sistema efficace di attività formative 4.0 e sviluppare nuove competenze digitali tra i lavoratori è riconosciuto alle imprese un credito d’imposta potenziato fino al 70% per le piccole e al 50% per le medie, nel caso in cui questi servizi siano eseguiti da soggetti certificati dal Ministero dello Sviluppo economico.

Credito d’imposta formazione 4.0 potenziato fino al 70% per le piccole e al 50% per le medie Condividi il Tweet

E’ quanto stabilisce il decreto attuativo che rende operativo il nuovo regime fiscale agevolativo sulla formazione 4.0 – previsto nel Decreto legge “Aiuti” – al fine di rafforzare i percorsi formativi in modo che siano coerenti alla trasformazione tecnologica dei processi produttivi e legati ai fabbisogni delle imprese nell’ambito del piano transizione 4.0.

In particolare, le nuove aliquote del credito d’imposta per la formazione 4.0 vengono incrementate:

  • dal 50% al 70% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 300.000 euro per le piccole imprese;
  • dal 40% al 50 % delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250.000 euro per le medie imprese.

Per le grandi imprese il credito rimane al 30% delle spese ammissibili nel limite massimo annuale di 250 mila euro.

Le attività formative riguarderanno i settori delle vendite e marketing, informatica, tecniche e tecnologia di produzione, e dovranno essere svolte da soggetti qualificati esterni all’impresa, tra cui rientreranno anche i centri di competenza ad alta specializzazione e gli EDIH (European Digital Innovation Hubs).

A garanzia dell’effettivo svolgimento delle attività formative e del loro livello qualitativo sono inoltre introdotti specifici parametri che vincoleranno l’erogazione del contributo agevolativo alla certificazione dei risultati conseguiti dai lavoratori, sia in termini di acquisizione che di consolidamento di competenze professionali 4.0.

Per maggiori informazioni

  • Credito d’imposta formazione 4.0

Accelerate Italy

30 Luglio 2021/in Startup, Startup/da Andrea Arrigo Panato

Accelerate Italy

Rallentando per poi accelerare

 

Dolcemente viaggiare
Rallentando per poi accelerare
Con un ritmo fluente di vita nel cuore
Gentilmente senza strappi al motore
E tornare a viaggiare
E di notte con i fari illuminare
Chiaramente la strada per saper dove andare
Con coraggio gentilmente, gentilmente, genti…
Dolcemente viaggiare

 

Così cantava Battisti qualche anno fa. Ed anche noi oggi, finalmente pronti alle agognate vacanze, ci troviamo a rallentare per ricaricarci ed esser pronti ad accelerare nuovamente a settembre. Chi ci segue sui social qualcosa ha già scoperto di questo nuovo progetto ma mi sembra giusto darne oggi comunicazione ufficiale.

Accelerate Italy

Ci hanno proposto di collaborare ad un bel progetto che mi ha subito entusiasmato. Accelerate Italy è un programma di accelerazione per startup per fare ponte tra l’Italia e l’ecosistema di Boston. Un programma concreto lontano da obiettivi di marketing che molto spesso guidano nel nostro Paese le call per startup.

Accelerate Italy, un programma di accelerazione per startup per fare ponte tra l'Italia e l'ecosistema di Boston. Condividi il Tweet

I compagni di strada

I compagni di strada ci hanno convinto subito. Andrea Ridi che mi ha coinvolto come ambassador di Accelerate Italy è  un imprenditore (se preferite uno startupper) che viene da un’ottima exit. Ed è proprio il fatto che sia un programma fatto da imprenditori per imprenditori che mi ha fatto decidere per l’immediata adesione. Oltre ovviamente alla qualità del network (imprenditori, professori universitari, fondi di investimento, ecc).

“Siamo imprenditori, innovatori e investitori, uniti da un unico obiettivo: aiutare l’Italia a diventare uno dei principali centri di innovazione in Europa. La nostra missione è fornire una piattaforma per imprenditori, PMI e società di investimento europee e italiane per favorire il confronto di idee, la condivisione di conoscenze, talenti e risorse, creando un ambiente fertile per lo sviluppo delle startup italiane. “

Sul sito di Accelerate Italy trovate i dettagli sul Team e sugli Ambassador.

Il percorso di accelerazione

L’idea è semplice: l’Italia ha persone, ricercatori, università e centri di ricerca di eccellenza.

Le nostre imprese innovative però fanno fatica a crescere perchè mancano investitori e soprattutto manca una domanda di innovazione. Per questo ottime idee faticano a decollare. Boston ha potenziali clienti ed investitori. Fare ponte per farli incontrare è l’obiettivo di Accelerate Italy.

Accelerate Italy organizza due round di selezione ogni anno. L’acceleratore fornisce competenze precise a promettenti startup tecnologiche con ricavi già realizzati e potenziale adatto per scalare a livello internazionale.

Il programma di Accelerate italy fornisce una solida esperienza di scale-up per tutti gli imprenditori interessati ad essere supportati da un team di esperti imprenditori italiani ed americani con comprovata esperienza nel percorso di crescita di startup innovative.

La missione di Accelerate Italy consiste nell’internazionalizzare le startup, mettendo a loro disposizione le conoscenze, l’esperienza e le competenze necessarie per poter competere a livello internazionale.

Le startup selezionate avranno l’occasione di vivere un’intensa esperienza imprenditoriale, improntata sull’approccio americano, che le aiuterà a migliorare la loro impresa, ottenere un accesso anticipato al mercato e infine, ad avere l’opportunità di assicurarsi un capitale di crescita. Tutto questo sarà possibile grazie all’accesso delle startup ad una vasta rete di mentor, esperti, partner aziendali, esperti di tecnologia, università leader del settore, angel investor e venture capitalist.

Perchè abbiamo detto si

Abbiamo deciso di partecipare perchè ci consente di ampliare il nostro network, mettere a sistema alcuni rapporti professionali, alzare l’asticella migliorando la nostra proposta professionale offrendo ai nostri clienti una opportunità (nulla di più perchè non saremo noi a selezionare le startup, mi preme chiarirlo fin da subito) e la possibilità di cogliere una sfida importante.

Stiamo coinvolgendo nel progetto diversi amici, un ecosistema che si è formato naturalmente ed in maniera spontanea lavorando su recenti operazioni di finanza straordinaria e round di investimento.

Accelerate Italy può interessare molti nostri clienti: sia business angel, sia startup e PMI innovative.

Per partecipare al progetto

Per partecipare al progetto potete visitare il sito e compilare il form o contattarmi per saperne di più sui soliti canali social.

Fondo per il sostegno alle startup e PMI innovative

22 Novembre 2020/in Startup, Startup/da Andrea Arrigo Panato

Fondo per il sostegno alle startup e PMI innovative

Fondo per il sostegno alle startup e PMI innovative. La misura mira a rafforzare le Startup e le PMI innovative presenti sul territorio nazionale, incentivando il co-investimento nel capitale da parte di investitori regolamentati o qualificati. Il valore di ogni singola operazione effettuata dal Fondo non potrà essere superiore a massimo quattro volte l’investimento effettuato dagli investitori, nel limite complessivo di 1 milione di euro per singola Startup o PMI innovativa.

Sono stati stanziati 200 milioni di euro per il sostegno e il rafforzamento, sull’intero territorio nazionale, delle start-up innovative e PMI Innovative. Le risorse, allocate sul fondo di sostegno al Venture Capital istituito presso il MiSE, verranno affidate al Fondo Nazionale Innovazione per sostenere investimenti nel capitale di Startup e PMI innovative in co-investimento con investitori regolamentati o qualificati.

In Gazzetta il decreto per il sostegno alle #startup e PMI innovative Condividi il Tweet

Al fine d’incentivare nuovi investimenti, si prevede che gli investimenti dovranno essere rivolti verso Startup e PMI innovative che stiano effettuando round d’investimento o che l’abbiano già effettuato al massimo nei sei mesi antecedenti l’entrata in vigore del DL Rilancio. Attraverso il Fondo potranno essere erogate risorse fino a un massimo di 4 volte il valore dell’investimento degli investitori privati nel limite complessivo di 1 milione per singola Startup o PMI innovativa.

Una procedura accelerata di valutazione per imprese già beneficiarie di Smart&Start Condividi il Tweet

È prevista nei primi sei mesi di operatività del Fondo anche una procedura accelerata di valutazione per imprese già beneficiarie dello strumento Smart&Start, altro strumento di finanziamento attivo presso il MiSE e gestito da Invitalia, nonché per le Startup e le PMI innovative, che hanno subito una riduzione dei ricavi realizzati nel corso del primo semestre dell’anno 2020 di almeno il 30% rispetto ai ricavi ottenuti nel primo semestre o nel secondo semestre dell’anno 2019, dimostrabile attraverso una situazione contabile gestionale approvata dal competente organo amministrativo.

Per approfondire

Link: In Gazzetta il decreto per il sostegno alle start-up e PMI innovative

 

 

Gli strumenti finanziari partecipativi

1 Luglio 2019/in Restartup, Societario, Startup, Startup/da Fisco e societa

Gli strumenti finanziari partecipativi

La massima n. 164 del Consiglio Notarile di Milano sintetizza i diversi profili causali che possono essere sottesi all’emissione degli strumenti finanziari partecipativi ai sensi dell’art. 2346, comma 6, c.c. (s.f.p.).
Nel caso di presenza dell’obbligo di rimborso, l’operazione ha causa sostanzialmente riconducibile al finanziamento, secondo uno schema che non si differenzia – da questo punto di vista – dall’emissione obbligazionaria.
Nel caso di esclusione dell’obbligo di rimborso, la causa dell’operazione è dalla dottrina avvicinata, secondo indicazioni non univoche, a quella del contratto di società, ovvero di associazione in partecipazione, ovvero ancora di cointeressenza.

Obbligo di rimborso ed iscrizione a bilancio

Gli strumenti finanziari partecipativi emessi ai sensi dell’art. 2346, comma 6, c.c., possono prevedere o meno, a carico della società, l’obbligo di rimborso dell’apporto o del suo valore. Nel primo caso, l’obbligo di restituzione comporta l’iscrizione di una voce di debito nel passivo dello stato patrimoniale; nel secondo caso, invece, l’apporto comporta l’iscrizione di una riserva nel patrimonio netto della società nella misura in cui esso sia iscrivibile nell’attivo dello stato patrimoniale o nella misura della riduzione del passivo reale.

Diritti patrimoniali degli SFP

Agli strumenti finanziari partecipativi con o senza diritto al rimborso del valore dell’apporto possono essere attribuiti uno o più dei diritti patrimoniali spettanti alle azioni (diritto all’utile, diritto alla distribuzione delle riserve, diritto al riparto del residuo attivo di liquidazione) e/o altri diritti patrimoniali di diversa natura (ad esempio: interessi fissi o variabili, etc.). Salva diversa disposizione contenuta nello statuto o nel regolamento degli strumenti finanziari partecipativi allegato allo statuto, i diritti patrimoniali spettanti agli strumenti finanziari privi di diritto al rimborso del valore dell’apporto non dipendono dall’esistenza e dalla permanenza in essere della riserva costituitasi a fronte dell’apporto.

Diritti amministrativi degli SFP

Qualora gli strumenti finanziari partecipativi siano privi di diritti patrimoniali di natura partecipativa (diritto all’utile, diritto alla distribuzione delle riserve, diritto al riparto del residuo attivo di liquidazione), la loro qualificazione in termini di strumenti finanziari partecipativi ai sensi dell’art. 2346, comma 6, c.c., è subordinata alla attribuzione di uno o più diritti amministrativi di natura partecipativa (come ad esempio il diritto di nominare un componente degli organi di amministrazione e/o di controllo, ai sensi dell’art. 2351, comma 5, c.c.).

Per approfondire

Scarica la massima n. 164 del Consiglio Notarile di Milano
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