Riflessioni sul commercio (e sulla consulenza).
Riflessioni sul commercio (e sulla consulenza).
In questi giorni sono uscito qualche volta a cena, ho ripreso a prendere aperitivi ed oggi ho girato un paio d’ore in centro fermandomi a parlare a lungo con i negozianti (complici i negozi praticamente vuoti).
Mi hanno colpito alcune cose che ho fatto in automatico e che provo a elencare per prenderne consapevolezza:
1) io che compro sempre le stesse cose negli stessi negozi oggi sono più propenso a cambiare sia per premiare chi mi rispetta di più offrendo un prodotto “sincero” sia per sostenere persone con cui si crea empatia o che comunque hanno una bella storia.
2) tendo a non privilegiare le catene (che non sempre hanno saputo reagire prontamente ai cambiamenti di questi mesi). Oltretutto mentre nei piccoli negozi il personale è molto cortese, nelle catene spesso si intuisce tensione tra i commessi e la proprietà (riduzione organici, ecc) che si riflette sul servizio.
3) tendo a privilegiare l’integrazione, il negozio del piccolo produttore di qualità. Possibilmente madeinitaly.
4) i negozi e i bar/ristoranti lontani dal centro hanno retto meglio perché non soffrono lo Smart working e la chiusura degli uffici.
5) chi ha in mano i numeri di telefono e/o le email dei propri clienti ed ha potuto mantenere vivo il dialogo in questi mesi sta , pur tra mille difficoltà, recuperando più velocemente.
6) chi non lavora con turismo, soprattutto internazionale e business (trasferte) ma si basa su clientela tradizionale e di lunga durata ha retto meglio.
7) sono meno tollerante e cerco di più un prodotto ottimo non accontentandomi del buono (in base alle mie esigenze ovviamente)
8 ) penso che mi rivolgerò ad almeno due fornitori diversi per lo stesso prodotto a seconda di qualità ed esigenze (es. camicia per abito > sartoriale, per casual > con buon rapporto qualità prezzo ) mentre prima mi sarei accontentato di una unica giusta via di mezzo.
9) cerco un prodotto che mi rappresenti di più
10) credo vestirò più casual ma questo forse dipende dalla stagione. Una tendenza ad essere meno formale comunque credo resterà.
Non so se quello che ho scritto può considerarsi almeno in parte comune ai consumatori. Se lo fosse potrebbe essere una occasione interessante per quelle aziende artigianali che sono proprio le più colpite e deboli finanziariamente.
Ps credo che le stesse dinamiche possano essere comuni anche alla consulenza. Strano ma molto interessante 😉