Valutare lo stato di salute finanziaria di un’azienda
Valutare lo stato di salute finanziaria di un’azienda
Dall’approccio civilistico alla prospettiva dell’investitore
Nei giorni scorsi l’Organismo Italiano di Valutazione (OIV) ha pubblicato il Discussion paper n.1/2025 , dedicato alla valutazione delle aziende in crisi. Sebbene il documento non introduca nuovi principi di valutazione, propone alcune linee guida ispirate alle best practice adottate dagli esperti del settore, rientrando così nella cosiddetta non-authoritative literature.
Si tratta di un contributo di grande interesse e ricco di spunti (alcuni dei quali meriterebbero forse un maggiore approfondimento a favore del lettore meno esperto). Ho avuto modo di esaminarlo con particolare attenzione poiché, negli ultimi mesi dello scorso anno, sono stato invitato a partecipare al gruppo di studio congiunto delle commissioni Finanza e Risanamento dell’Ordine di Milano – insieme a colleghi di comprovata esperienza – per formulare osservazioni e integrazioni alla bozza preliminare resa disponibile alla comunità degli esperti.
Purtroppo, in questa circostanza i documenti di commento non sono stati divulgati, e ritengo che ciò rappresenti un’occasione mancata per ulteriori confronti e arricchimenti (nelle mie lezioni cito ancora, ad esempio, quelli del Prof. Bavagnoli sui PIV).
Uno dei punti fondamentali emersi fin da subito riguarda la divergenza di approccio tra “valutatori” e “concorsualisti” nei parametri di allerta utilizzati per misurare lo stato di salute dell’impresa.
Di seguito riporto alcune note rapide, consapevole che il lettore più esperto potrà trovare questo quadro sintetico forse troppo essenziale. In ogni caso, poiché mi rivolgo principalmente agli imprenditori, sono certo che sapranno integrare le mie considerazioni con le proprie esperienze specifiche.
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1. Premessa
Nella prassi aziendale e professionale, valutare lo “stato di salute” di un’impresa è spesso associato alla verifica della tutela del capitale sociale e dell’assenza di perdite significative. Tale impostazione, fortemente radicata nella cultura giuridico-contabile, tende a focalizzarsi sugli aspetti civilistici, rispondendo prevalentemente ai vincoli del Codice Civile e alle disposizioni in materia societaria.
Tuttavia, basarsi unicamente sui parametri civilistici può risultare limitativo. Una società può essere formalmente in equilibrio patrimoniale (nessun richiamo di capitale, nessuna perdita che incida sul capitale sociale) ma, allo stesso tempo, non essere in grado di garantire un rendimento del capitale investito adeguato ai tassi di mercato. Da un punto di vista squisitamente economico e finanziario, ciò si traduce in un’erosione reale della ricchezza dell’investitore, poiché il capitale non frutta quanto dovrebbe in base al rischio assunto.
2. Approccio al confronto
La tabella seguente riassume le principali differenze tra l’ Approccio Civilistico e l’ Approccio dell’Investitore .
Aspetto | Approccio Civilistico | Approccio dell’Investitore |
---|---|---|
Messa a fuoco | – Integrità del capitale sociale – Assenza di perdite civilistiche |
– Adeguatezza del rendimento del capitale investito – Confronto con i tassi di mercato |
Indicatori principali | – Risultato civilistico (utile/perdita) – Patrimonio netto contabile |
– Rendimento del capitale investito, ROI, ROE, ecc – Confronto con il costo del capitale (WACC) |
Logica di valutazione | – Rispetto dei limiti legali per la salvaguardia del capitale – Adempimento a obblighi di legge |
– Massimizzazione del valore per gli azionisti – Orientamento alla “creazione di valore” e alla crescita sostenibile |
Obiettivo principale | – Garantire la continuità formale dell’impresa – Limitare i rischi di insolvenza |
– Assicurare una remunerazione in linea (o superiore) al rischio assunto – Attirare investimenti e migliorare la competitività |
Rischi connessi | – Sottovalutazione di potenziali inefficienze gestionali – Concentrarsi solo sugli obblighi giuridici |
– Possibile focalizzazione eccessiva sulla redditività di breve termine – Rischio di trascurare aspetti qualitativi (es. ESG, reputazione) se l’enfasi è unicamente sul rendimento |
L’importanza dell’approccio dell’Investitore
- Erosione del capitale reale
Se un’impresa genera un rendimento inferiore al costo del capitale (ad esempio, un ROE del 2% a fronte di un costo del capitale del 5%), gli investitori subiscono una perdita di opportunità, poiché avrebbero potuto investire i loro fondi in meno rischiose o addirittura privati di rischio (come i titoli di Stato) ottenendo un rendimento più elevato. - Attrarre nuovi capitali
Gli investitori – siano essi nuovi soci, fondi d’investimento o partner strategici – cercano rendimenti competitivi rispetto al mercato. Un’azienda che dimostra di creare valore, superando il proprio costo del capitale, è più attraente e potrà finanziare più facilmente la crescita o l’innovazione. - Sostenere la crescita di lungo periodo
La valutazione costante della redditività rispetto ai benchmark di mercato stimola scelte strategiche maggiormente orientate all’innovazione, al miglioramento dei margini e all’incremento della produttività, consentendo all’impresa di mantenere un vantaggio competitivo duraturo.
Differenze e punti di contatto con gli Adeguati Assetti e la Prevenzione della Crisi
La recente normativa in materia di prevenzione e gestione della crisi d’impresa ( D.Lgs. 14/2019 , cd Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza ) enfatizza l’adozione di “adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili” . Questi non si esauriscono nella mera salvaguardia del capitale sociale ma richiedono strumenti e procedure in grado di:
- Monitorare la redditività : predisporre contabilità analitiche, sistemi di controllo di gestione e indicatori di performance (KPI) per valutare in modo tempestivo se il ritorno del capitale investito è adeguato.
- Valutare il fabbisogno finanziario : analisi costanti sulla struttura finanziaria e sul costo del debito, confrontando il tasso effettivo pagato con le alternative di mercato e il costo opportunità.
- Individuare tempestivamente inefficienze : l’approccio investor-orientato permette di evidenziare più rapidamente quei rami d’azienda o progetti non profittevoli, procedendo a ristrutturazioni mirate o dismissioni, al fine di riallocare le risorse sui segmenti più redditizi.
- Promuovere la gestione “virtuosa” : il focus sulla creazione di valore non è più soltanto una forma di prevenzione della crisi, ma diventa un vero e proprio modello di governance improntato alla competitività sostenibile.
Implicazioni Strategiche
- Rimodulazione dei modelli di business
Concentrarsi sui rendimenti e sui margini attesi spinge a rivedere il portafoglio prodotti/servizi, privilegiando quelli con più elevato potenziale di crescita e redditività. - Scelta di fonti di finanziamento ottimali
Un’azienda che monitora la propria redditività rispetto al costo del capitale saprà meglio orientarsi tra fonti di finanziamento (equity vs. debito), in quanto più consapevole del tasso di remunerazione richiesto dal mercato. - Pianificazione di M&A e operazioni straordinarie
In un’ottica da investitore, le operazioni di acquisizione o fusione vengono valutate sulla base del valore creato (o distrutto) per gli azionisti, calcolando sinergie e rendimenti attesi post-integrazione. - Cultura aziendale e sistemi di incentivazione
L’attenzione agli adeguati ritorni sul capitale può essere tradotta in un sistema di KPI e di incentivi manageriali allineati alla creazione di valore di lungo periodo, riducendo gli effetti distorsivi di una gestione focalizzata solo sul breve termine.
Conclusioni
Una visione focalizzata esclusivamente sui parametri civilistici, come la tutela formale del capitale sociale e l’assenza di perdite nominali, rischiando di fornire un quadro parziale dello stato di salute di un’azienda. L’ Approccio dell’Investitore , imperniato sul confronto tra rendimenti effettivi e costo del capitale, offre invece un giudizio più aderente alla realtà economico-finanziaria e al potenziale di creazione di valore.
Questo cambiamento di prospettiva – dal semplice adempimento normativo alla gestione virtuosa finalizzata alla massimizzazione del valore – rappresenta un passaggio cruciale per le imprese che vogliono rimanere con successo sul mercato. Inoltre, risulta perfettamente coerente con l’obiettivo di prevenire le crisi non solo attraverso il rispetto di obblighi legali, ma anche mediante un solido modello di business orientato alla redditività e alla competitività di lungo periodo.