Strategie, tattiche e soluzioni per l’azienda e il professionista
Oggi esce nelle librerie “Come usare LinkedIn per il tuo business” il libro di un caro amico, Leonardo Bellini, che seguo da anni imparando costantemente metodo e contenuti. Suggerisco di seguire Bellini principalmente per due motivi: l’approccio strategico e la visione aziendale decisamente più strutturata rispetto ai suoi colleghi.
Non nascondo inoltre la soddisfazione di vederci presenti tra i casi aziendali suggeriti dall’autore.
Obiettivo del libro “Come usare LinkedIn per il tuo business” è fornire una guida, una bussola per un’azienda o professionista. Il processo proposto è basato sui seguenti 8 passi:
Audit, Analizza: a che punto sei? Da dove parti? Effettua un’analisi dell’attuale livello di efficacia della tua presenza su LinkedIn, sia del tuo Profilo personale che della tua presenza come brand e azienda.
Think & Plan. Definisci gli obiettivi, imposta la strategia: dove vuoi arrivare? Quali risultati desideri ottenere grazie a LinkedIn? Identifica gli obiettivi di marketing e di business che intendi raggiungere grazie a LinkedIn. Individua le metriche da monitorare nel tempo.
Build, costruisci o ridisegna la tua presenza su LinkedIn: sulla base dei tuoi obiettivi, completa, aggiorna e migliora la tua presenza su LinkedIn. Ottimizza il tuo Profilo, in modo da renderlo completo al 100%, interessante per la tua specifica target audience e facilmente ricercabile, sia al di fuori che dentro LinkedIn. Analogamente costruisci e struttura la tua presenza aziendale: costruisci o migliora le tue pagine (Pagine aziendale, Pagine vetrina e Pagina carriere), e i tuoi Gruppi proprietari
Connect, costruisci il tuo network: impara a selezionare chi aggiungere alla tua rete di contatti, a gestire e rispondere alle richieste di collegamento, in base ai criteri di networking da te stabiliti. Scopri quali sono le best practice su LinkedIn per costruire un network di qualità.
Engage, crea interazioni, genera coinvolgimento: scopri come usare i contenuti per fare marketing di te stesso e del tuo brand, come e quando interagire con il tuo network e i tuoi prospect per raggiungere i tuoi obiettivi di business.
Promote, investi in campagne pubblicitarie: impara a conoscere gli strumenti promozionali su LinkedIn e a creare le campagne inserzioni a pagamento. Segui le best practice per l’ottimizzazione delle campagne.
Convert, genera risultati di business: favorisci la conversione di un contatto in cliente e vendita, trasferisci il piano relazionale dall’online all’offline, ottieni appuntamenti e occasioni di business in real life.
Measure, misura i risultati: impara a selezionare e monitorare le metriche più opportune in base agli obiettivi e alle caratteristiche del tuo progetto e obiettivi su LinkedIn.
Il processo è ricorsivo, una volta compiuto il primo ciclo si riparte dall’analisi per verificare i risultati ottenuti.
Qui potete leggere l’anteprima ed acquistare “Come usare LinkedIn per il tuo business“.
E’ ormai passato qualche anno da quando scrissi quel primo pensiero su mio figlio che iniziava più o meno cosi:
“Mercoledì 25 maggio 2011 sono diventato papà! Mamma e bimbo sono meravigliosi.”
Oggi che ormai è grande e molte cose possiamo dircele “da uomo a uomo” forse continuare a raccontare le sue avventure e i suoi piccoli segreti può diventare indiscreto ed ho quindi pensato di raccogliere alcune pagine, a cui sono particolarmente affezionato, in questo libretto che tra qualche anno forse ci ritroveremo a leggere insieme per ricordare di quando era piccolo, delle mie emozioni e della storia della nostra famiglia. La decisione di raccogliere gli scritti sparsi qua e là in rete in un volume non nasconde velleità artistiche ma il desiderio di non perdere questi momenti e di condividerli con nonne e bisnonne, meno avvezze all’uso della rete.
Un titolo per i più grandi
E’ un libretto (il diminutivo è d’obbligo) che avrei voluto intitolare “Roba minima“, citando una vecchia canzone di Jannacci, per ben rappresentare quelli che altro non sono che sentimenti comuni di un padre verso il figlio. Temendo però fraintendimenti (queste riflessioni sono roba minima per il lettore, non certo per me che le ho vissute) ho preferito il titolo “E così, da uomo a uomo, cresciamo in due” che richiama forse uno dei racconti che mi sono più cari.
“Roba minima ” invece è diventato un capitolo che racchiude quei pensieri che sono più legati a me, al mio mondo, a quelle emozioni che il Panatino, come un catalizzatore, è riuscito a risvegliare.
Le tre porte magiche
Il disegno in copertina rappresenta, per l’osservatore che non abbia conservato la purezza di un bimbo, tre porte magiche (arancione, gialla ed azzurra) attraverso cui raggiungere altrettanti mondi di fantasia. Disegno e colori beneauguranti e scelti da mio figlio con passione.
Lo trovate su Amazon
Solo l’insistenza di qualche amico mi ha spinto ad inserire il libro su Amazon (basterà cercare: Panatino) affinché possa essere disponibile a chi ha avuto la pazienza di leggermi in questi anni.
Lo trovate sia nella versione Kindle sia nella versione cartaceatradizionale (che preferisco, non lo nascondo). Il prezzo in entrambi i casi è quello minimo imposto da Amazon.
Devo confessare che sono rimasto stupito dall’essere riuscito in relativamente breve tempo a realizzare un prodotto ragionevolmente accettabile. Certo editing e grafica andrebbero migliorate e sono ben lontani dall’essere professionali ma il prodotto è non molto lontano da quello di piccoli editori blasonati.
Incredibile poi la possibilità di aggiornare e modificare il testo in qualunque momento.
La cosa non è affatto da sottovalutare e fa ipotizzare sviluppi anche per l’editoria professionale. Quante cose si imparano giocando con il Panatino.
Le scuse allo sfortunato compratore
Lo sfortunato compratore, non rientrante né nella categoria familiari, né nella categoria amici, temo finirà per non comprendere in pieno molti riferimenti e trovare superficiale il contenuto. E’ inoltre la mia prima esperienza di pubblicazione senza editore e sconta quindi qualche ingenuità. A sua parziale consolazione sappia il Lettore che quanto incasserò (e qualcosa in più) sarà devoluto in beneficenza, una bella figura che sono certo non avrà gravi ricadute sul mio portafoglio.
La soddisfazione più bella
Le prime 25 copie, stampate a mie spese, arriveranno in Studio il 1 dicembre, certo così di superare (barando con la scusa dei regali di Natale) quei 25 lettori di manzoniana memoria. A me non resta che guardare mio figlio felice con la sua copia in mano, fiero di vedere il suo disegno in copertina, correre e saltare sul lettone di casa gridando:
“Me lo leggi mamma, è il mio libro”.
e poi sentirlo sussurrare:
“Mamma ma secondo te anche Marcello ha un libro tutto suo?”
Una richiesta che non nasconde invidia o malizia ma bisogno di comprendere attraverso il confronto con gli altri.
Ed il giorno dopo la soddisfazione più bella, tornare a casa la sera, trovarlo addormentato sul divano che tiene stretto il suo libretto arancione e scoprire che ha voluto portarlo all’asilo per mostrarlo fiero alla maestra ed agli amichetti.
Esce oggi “Diventare imprenditori innovativi“, la prima guida di Corriere Imprese, che raccoglie i contributi di imprenditori, professionisti e attori dell’ecosistema startup.
Rappresenta la mia prima collaborazione con il Corriere della Sera, un mix di ispirazione (le 9 mosse per innovare il proprio business, le 10 domande da porsi) e approfondimenti sulle nuove leggi per startup e Pmi innovative.
La Guida comprende i contributi di: Alberto Baban, Sandro Mangiaterra, Elena Mauro, Anna Amati e Meta Group, Marco Camisani Calzolari, Mattia Corbetta, Andrea Granelli, Alberto Mason e il Trend Lab di InnovArea, Rosario Emmi, , Milena Prisco, Giancarlo Giudici, Dorotea Rigamonti e Paolo Ernesto Crippa, Emanuela Sabbatino, Luca Simone Scarani, Antonello Gaviraghi. e del sottoscritto Andrea Arrigo Panato che si è occupato di FailFast ovvero delle procedure alternative al fallimento per le start up.
Corriere Imprese è un dorso di Corriere Veneto e al di là dell’indubbio prestigio derivante dall’aver potuto contribuire ad un progetto promosso da Corriere della Sera e da Alberto Baban Presidente Piccola Industria e, come tale, Vicepresidente di Confindustria, confesso che la parte più bella sarà raccontarlo a mia nonna (un po’ Venezia, un po’ Chioggia), per lei scrivere in buon italiano ha contato sempre di più che far di conto. E poi il Corrierone è sempre il Corrierone, e se veneto vale doppio.
Marketing e comunicazione per gli studi professionali
La mia prima prefazione ad un libro
E’ la prima prefeazione ad un libro che scrivo e devo confessare che la cosa mi ha fatto molto piacere. Conosco Giulia Picchi e Silvia Pavone (Francesco Raineri completa il terzetto degli autori ed è quindi giusto citarlo) da ormai qualche anno, ho partecipato ad una lunga serie di convegni di presentazione del loro precedente volume e mi sono spesso confrontato con loro su questi argomenti. Ciò che ho scritto qui sotto è quindi molto sentito e ve lo ripropongo sperando come sempre di allargare le riflessioni aprendole al confronto con i lettori.
“Non dimenticherò mai la semplicità di Lorin Maazel
Musical Director of Opera Orchestra of NY, Petruzzelli di Bari, Festival Puccini, Filarmonica di Bologna. Fondatore Guido Cantelli Orchestra
Quando gli autori di questo libro mi hanno proposto di scriverne la presentazione nel lusingarmi mi hanno anche posto in serio imbarazzo.
Non è mai facile affrontare un tema come quello del marketing per gli studi professionali ed il rischio è quello di scrivere qualche frase di convenienza senza riuscire a rendere il giusto merito al contenuto del libro ed al paziente lavoro di comunicazione ed educazione svolto dagli autori in questi anni.
Per vincere il complesso della pagina bianca mi è venuto in aiuto un vecchio tweet del Maestro Veronesi in ricordo del collega ed amico Lorin Maazel. Un tweet che ho voluto riportare perchè credo sia il miglior complimento da un professionista ad un professionista… ed evidenzia quanto dell’uomo traspare in una semplice frase.
Un famoso direttore d’orchestra parla di se, della sua attività e delle sue emozioni usando la rete pur avendo a disposizione per comunicare i media tradizionali. È una cosa che fa riflettere, impensabile fino a qualche hanno fa.
Tutti i professionisti stanno vivendo un periodo di grandi trasformazioni che hanno apparentemente messo in crisi alcune delle più radicate certezze.
In realtà al di là della difficile interpretazione della “tempesta perfetta” che tutti noi, professionisti ed imprese, ci troviamo ad affrontare vedo proprio nel ritorno ai valori tradizionali della professione l’unica certezza a cui aggrapparsi e da cui ripartire per ridisegnare il nostro ruolo.
Proprio i tradizionali valori delle libere professioni ( la preparazione e lo studio costante, il rapporto di fiducia con il cliente, la costruzione del valore della consulenza attraverso l’interazione costante con un cliente attento e preparato) sono esaltati e non certo messi a rischio dalle nuove tecnologie. Tutto sta nel conoscere ed utilizzare al meglio i nuovi strumenti che ci vengono messi a disposizione.
“Non dobbiamo piacere a tutti, di conseguenza non dobbiamo dire cose che piacciano per forza a tutti. Dobbiamo dire qualcosa che piaccia a noi e poi trovare qualcuno in giro per il mondo che apprezzi le cose che raccontiamo “.
Dove raccontare diventa ovviamente sinonimo di essere. La sfida è tutta lì.
Una frase che mi ha ricordato un concetto contenuto in uno dei primi libri scritti da Giulia Picchi, una affermazione tanto semplice da enunciare quanto complessa da mettere in pratica.
Cosa caratterizza e differenzia il nostro Studio? Il segreto è tutto nel saper rispondere a questa meravigliosa e terribile domanda. Una domanda che periodicamente torno a pormi e a cui non sempre riesco a dare risposte nuove.
Comunicare ti costringe a guardarti allo specchio. Esercizio utilissimo se si spinge ad analizzare i punti di forza e di debolezza per ridisegnare la struttura e renderla adeguata a quello che vuoi diventare, a quello che vuoi diventi il tuo Studio. Pericoloso se invece non ti poni il problema di cambiare.
Troppo spesso la comunicazione viene vista come una semplice forma di pubblicità. Soprattutto per un professionista è ben altro, è costruire una organizzazione capace di ascoltare ed apprendere prima ancora di comunicare.
Internet stessa è una straordinaria (e faticosissima) occasione di ripensare la nostra struttura di Studio.
Secondo autorevoli commentatori in futuro il mercato tenderà a polarizzarsi verso in due segmenti principali: da una parte le società di capitali partecipate da soci finanziatori, focalizzate sull’assistenza standardizzata in consulenze ordinarie; dall’altra strutture che disporranno di risorse altamente specializzate dedicate a grandi operazioni e ad advisory di alto livello e qualità. In mezzo studi boutique più strutturati degli attuali e con una forte necessità di caratterizzarsi.
Uno scenario che condivido e che pone non pochi problemi a chi oggi si trova a pianificare una evoluzione quanto mai necessaria. Una evoluzione che andrà ad impattare sulla dimensione, sugli investimenti, sulla figura stessa del professionista.
Se solo il Legislatore decidesse di cavalcare l’evoluzione tecnologica come fece anni fa con l’invio telematico delle dichiarazioni dei redditi, pensate gli effetti e l’impatto dell’introduzione dell’obbligo della fattura elettronica per tutti sulla gestione delle contabilità. Le registrazioni potrebbero essere effettuate automaticamente dai sistemi informatici, mentre le aziende e gli studi professionali – dopo aver effettuato i controlli necessari – potrebbero investire il proprio tempo e le proprie risorse in attività a maggior valore aggiunto.
Dobbiamo riprendere a pensare come start up, ridisegnare gli obiettivi, gli strumenti e i contorni dello Studio professionale.
Se marketing e comunicazione sono parole che un commercialista accoglie con qualche diffidenza nel proprio vocabolario, preferisco parlare di strategia per descrivere quanto ha cercato di fare negli anni il mio Studio, utilizzando internet come acceleratore e stimolo alla propria crescita professionale e dimensionale.
Abbiamo sempre considerato la rete, prima ancora che strumento per ottenere visibilità, come uno straordinario strumento formativo ed autoformativo, che ci spinge a migliorare la qualità del servizio, che ci costringe a studiare e a confrontarci con settori anche diversi dal nostro.
La complessità delle sfide che il mercato oggi ci impone di affrontare credo che ci costringa a dichiarare definitivamente conclusa la fase pionieristica di approccio al marketing.
Se resto profondamente convinto che la definizione della strategia non possa essere delegata (soprattutto in strutture fortemente legate alla figura del professionista/fondatore), appare ormai evidente la necessità di affrontare l’argomento con maggiore consapevolezza e con il supporto di esperti che ci aiutino a porci le giuste domande, ad individuare gli strumenti più consoni alle nostre esigenze, a valorizzare le nostre competenze all’interno dei limiti che la deontologia ci impone.