Strategie per crescere con fusioni e acquisizioni
Strategie per crescere con fusioni e acquisizioni
Affrontare il tema della crescita dimensionale è strategico per le nostre PMI. Possiamo cogliere l’occasione per riflettere sulle strategie per crescere con fusioni ed acquisizioni come sempre provando ad ispirarci da chi, più grande, le attua da tempo. Ricordando che in questo gioco sempre più frequente di cessioni ed acquisizioni di azienda la piccola media impresa può essere sia protagonista sia preda.
La decima Relazione annuale sul private equity di Bain & Company (Global Private Equity Report) rivela in che modo i fondi con le performance migliori mettono a frutto il capitale in un contesto caratterizzato dal rialzo dei multipli di prezzo e dalla forte concorrenza.
Strategie che definiscono il mondo del private equity
Nonostante un anno positivo per il private equity, i gestori di fondi continuano a dover affrontare la stessa sfida: come mettere a frutto in modo produttivo i volumi record di capitale raccolto in un contesto di elevata concorrenza per gli asset e di multipli crescenti dei prezzi di acquisto. I fondi più performanti riconoscono che l’unica risposta efficace è migliorare le proprie attività approfondendo ogni possibile elemento delle società target.
Bain & Company ha identificato tre modelli che le principali società stanno applicando, strategie per crescere con fusioni ed acquisizioni:
Buy-and-build: strategia potente, complessa da mettere in pratica.
Avendo investito essa stessa in operazioni buy-and-build, oppure prestato consulenza per centinaia di operazioni di questo tipo negli ultimi 20 anni, Bain ha imparato che solo l’accadere congiunto e completo delle condizioni di successo permette il positivo realizzarsi di questa strategia. Ogni operazione è differente, ma le strategie di buy-and-build più efficaci condividono alcune caratteristiche importanti:
- un settore con un basso rischio di novità dirompenti e un’impresa che genera un cash flow disponibile costante per finanziare un ritmo costante di acquisizioni;
- un numero sufficiente di target interessanti per supportare le ambizioni aggregate di tutti i consolidatori nello spazio;
- una società “platform” con la giusta infrastruttura fondamentale (ad esempio sistemi informatici robusti, un bilancio solido, modello finanziario operativo ripetibile, ecc.);
- acquisizioni vicine al proprio core, che aggregano un insieme di società strettamente intercorrelate per produrre benefici legati all’aumento delle dimensioni.
Integrazione per fusione: portare la sfida a un livello superiore.
I fondi di private equity si stanno orientando sempre più verso operazioni su grande scala di fusione e acquisizione per risolvere quello che è diventato uno dei problemi più difficili da gestire del settore: l’enorme quantità di denaro da spendere e la scarsità di società target. Questo approccio fa sorgere un’importante difficoltà:
creare valore integrando due o più organizzazioni complesse in una di maggiori dimensioni che abbia un senso strategico e operativo.
La ricerca di Bain mostra che, anche se c’è evidente valore nel realizzare acquisizioni sufficientemente grandi da avere un impatto significativo, il tasso di successo non è costante ed è strettamente collegato all’esperienza dell’acquirente.
I vincitori sono quelli che realizzano operazioni di questo tipo in modo abbastanza frequente e trasformano le operazioni di fusione e acquisizione su larga scala in un modello ripetibile.
Gli operatori che hanno meno successo fanno grandi scommesse con poca frequenza, spesso nel tentativo di spingersi strategicamente oltre il limite.
Strategie verso i settori adiacenti: un’altra via per la diversificazione.
La storia dimostra che espandersi in modo intelligente nei giusti settori adiacenti può portare eccellenti risultati. Tuttavia, dedicare tempo, capitale e talenti a strategie troppo lontane rispetto al proprio campo, può portare a un rapido tracollo delle performance.
I fondi con le performance migliori prendono in considerazione i settori adiacenti più prossimi al proprio core business, piuttosto che quelli che si trovano due o tre passi più in là. Sono infatti più vicini a quello che sanno fare le società di private equity che si occupano di buyout. Inoltre vi sono prospettive di margini più elevati per i general partner ed i migliori rendimenti netti per i limited partner. Sempre di più gli investitori di buyout raccolgono capitale da destinare a strategie growth equity, strategie long-hold e fondi settoriali.