Una confusa riflessione sul settore automotive e quella strana voglia di comprarmi una Thema
Una confusa riflessione sul settore automotive e quella strana voglia di comprarmi una Thema
Sto pensando di cambiare auto, costretto dalle posizioni stataliste e poco lungimiranti dell’attuale Sindaco di Milano e della fantomatica Area B. Una strategica pubblica che a fronte di obiettivi lodevoli e condivisi ne pone il costo a carico dei soli cittadini perdendo l’occasione di provare a pensare in grande facendo di necessità virtù.
Perché non fare di Milano un distretto dell’industria green?
La cambierei volentieri se dietro ci fosse un progetto pluriennale per fare di Milano un distretto dell’industria pulita dove a fianco ai divieti di circolazione ci fosse un impegno di spesa pubblica in innovazione green a sostegno della domanda e per il benessere della città. Un progetto coordinato ed ampio insomma che parta dalla viabilità per arrivare alle caldaie, ecc.
Un progetto ovviamente condiviso almeno a livello regionale, quantomeno per blocchi e viabilità.
L’aria buona fa bene all’economia
Perché questa non è una battaglia da fare a livello quartiere e l’allarme inquinamento è alto al punto di farci perdere (insieme ad altre cause ovviamente) la possibilità di ospitare agenzie europee e di rendere meno attrattiva per i migliori talenti la nostra città.
In Italia però bisogna rassegnarsi al fatto che più che il progetto agognata è la toppa.
Dovendo scegliere contro voglia una nuova auto e non essendo appassionato del mezzo ho provato ad analizzare il settore in maniera laica e razionale.
Il settore auto è un settore non solo in profonda crisi ma anche in preda ad enormi contraddizioni.
A Milano girare in auto è un rebus
Oggi chiunque voglia venire a Milano ed in particolare un cittadino milanese nell’acquistare una nuova auto deve tener conto di una serie di vincoli:
- area C (il centro cittadino);
- Area B (praticamente tutta Milano);
- Limitazioni al traffico di Regione Lombardia.
Detti vincoli non sono coordinati tra loro ed oltre tutto sono di difficile lettura. Sarebbe bastata un app dove inserire il numero di targa ed ottenere le aree utilizzabili. Ma ovviamente la burocrazia complica e non semplifica.
Un salto tecnologico alla cieca
La tendenza mi par di capire sia soprattutto di colpire i Diesel colpevoli di non essere più di moda. Ampia diatriba tra i tecnici sul fatto che inquinino di più o di meno dei benzina a cui si aggiungono i dubbi su tutta la filiera delle auto elettriche o ibride oggi in grande spolvero ma potenzialmente ugualmente inquinanti.
Ad oggi quindi non pare chiara quale sia la giusta alimentazione per l’auto ecologica del domani. Nel dubbio ci affidiamo a mode altamente influenzate dalle consuete lobby.
Il brand non è più lui
Se aggiungiamo inoltre che per sfruttare correttamente le economie di scala molti modelli sono simili uno all’altro, il brand fatica sempre di più ad imporre i suoi caratteri distintivi. Al riparo per ora seppur parzialmente i settori Premium e lusso.
Anche se Tesla ci mostra come nessuno possa dormire sonni tranquilli.
Mobilità significa tante cose
Se a tutto questo si aggiungono le nuove iniziative più o meno fortunate di car sharing e noleggio, beh ci rendiamo conto che è tutto il ben più ampio settore della mobilità a veder ridefiniti i propri confini.
Gli stessi treni ad alta velocità su cui molto spesso viaggio rappresentano una valida alternativa all’automobile.
La nostra nuovoa sala riunioni attrezzata per la video conferenza ci consente di spostarci di meno ed in qualche modo fa concorrenza all’automobile.
La bicicletta è roba da ricchi
La bicicletta potrebbe essere una soluzione interessante ma siamo sinceri con il numero di furti che ci sono a Milano faccio prima a comprare un BMW. Si perché troppo spesso ci dimentichiamo che la legalità non è un accessorio ma un elemento fondamentale per lo svilupparsi del mercato. Qui il discorso si farebbe più ampio ma sono sicuro che ogni lettore avrebbe qualche storia da raccontare del suo settore.
Prezzi opachi
Posto comunque difronte alla non reinviabile scelta del cambio d’auto mi ritrovo difronte ad un mercato dai prezzi opachi ed altissimi ma con sconti su auto Premium del 20-25%, in parte mascherati da km zero o altri derivati.
Sconti in parte recuperati da alcune case automobilistiche grazie a tassi di interesse in alcuni casi rapaci.
È il tipico mercato in attesa di un salto di tecnologia che non stimola il consumatore all’acquisto timoroso di ritrovarsi dopo pochi anni con un’auto già vecchia.
Lo specchio delle inefficienze del sistema Paese (e non solo)
Questa analisi non ha pretese di esaustivita’ ne’ pretende di rappresentare un automobilista tipo (io vivo in una grande città, non considero l’auto uno status, faccio pochi km e quindi tendo a cambiarla molto di rado).
Credo però rappresenti in maniera interessante il sistema Paese ed alcuni settori maturi come quello in cui opero ad esempio.
La normativa vuole perseguire un obiettivo lodevole e condiviso come la riduzione dell’inquinamento e l’aumento della qualità dell’aria. Lo fa però in maniera confusa, poco coordinata (vari limiti alla circolazione mal coordinati e senza una seria analisi dei fattori inquinanti).
Meglio sarebbe aumentare le aree verdi e pedonali per migliorare la vivibilità cittadina e il turismo. Investire come già accennavo in aziende green sostenendole con domanda pubblica di qualità. Il Politecnico potrebbe essere in questo un valido alleato dell’amministrazione cittadina nel selezionare nuove tecnologie utili.
Contemporaneamente identificare chiaramente il tipo di alimentazione del futuro aiuterebbe le case automobilistiche a definire una direzione di massima (non l’unica sia chiaro) e a rassicurare il consumatore di non trovarsi troppo spesso ad avere a che fare con divieti e costrizioni stataliste. In questo la burocrazia europea ha colpe almeno paragonabili a quella nazionale. Non credo che gli scandali sul Diesel siano del tutto estranei a tutto ciò.
Oggi tutto ciò non avviene. Vale per le auto, vale per il mondo delle libere professioni.
Dobbiamo pretendere che questo Paese abbia un disegno coerente di sviluppo su cui realizzare (e testare, modificandole ove occorra) le politiche pubbliche.
Quella strana voglia di comprare una Thema
Perché se per piccole lotte intestine massacriamo tutti i benefici che può darci l’innovazione, rimanendo pericolosamente a metà del guado, poi è normale che non ci resti che rifugiarci nel rimpianto del piccolo mondo chiuso di qualche anno fa.
E rimpiangere i tempi in cui al momento di cambiare auto la possibilità di sognare era limitata (fatta eccezione per ben più care tedesche) alla istituzionale Lancia Thema o alla più sportiva Alfa Romeo 164.
Ed oggi così in uno scenario così confuso quasi quasi mi comprerei una Thema ☺️.