La consapevolezza di quei perchè.
La consapevolezza di quei perchè.
Articolo pubblicato su Mysolution e qui riprodotto per gentile concessione dell’Editore.
La lettura rende un uomo completo,
la conversazione lo rende agile di spirito
la scrittura lo rende esatto.
Sir Francis Bacon
Prima settimana di rientro al gran completo. Ormai tutti o quasi sono rientrati dalle vacanze. Ho passato diversi giorni isolato dal mondo, dimenticando i fatti di cronaca, leggendo lentamente qualche libro ed ascoltando tutti i “perché” di mio figlio.
È in quell’età in cui con aria seria e profonda ti si avvicina domandandoti: “Perché?”.
Non importa l’argomento, vuole sapere. Ascolta, ci riflette, poi perde concentrazione e torna a giocare. Dopo qualche tempo rielabora le informazioni, che temevi si fossero rivelate troppo noiose e quindi perdute, e rilancia con un suo nuovo: “Perché?”.
La sua grande forza è non avere posizioni predefinite, non dover difendere certezze granitiche, non dover assumere ruoli.
Vuole solo conoscere, smontare i tuoi punti di vista, sapere perché.
Queste conversazioni sono state un esercizio affascinante. In forte contrasto con le conversazioni mordi e fuggi che troviamo sui social, con l’arroganza, la voglia di dire sempre e comunque la propria opinione anche quando un’opinione non la si ha.
Poi per caso in cerca di un argomento per questo editoriale ritrovo un vecchio articolo di Maurizio Goetz che mi è parso decisamente ricco di spunti.
“La velocità di reazione ai cambiamenti è diventato un elemento di sopravvivenza per le imprese che necessariamente sono costrette:
- a fare di più con minori risorse (incrementare l’efficienza interna)
- migliorare la competitività esterna
- aumentare il tasso dello sviluppo innovativo
- trovare migliori connessioni con i clienti e con tutti gli stakeholder
- trovare vantaggi competitivi difendibili per un ragionevole arco temporale
- focalizzare i loro sforzi su pochi obiettivi, ma ben circoscritti.
- difendere il patrimonio di conoscenze implicite che rischia di venire dissipato
- affrontare il problema del ricambio generazionale nel management e gestire le resistenze al cambiamento
Tutte queste cose hanno un elemento in comune: la valorizzazione della conoscenza interna ed esterna all’azienda, altrimenti definita come la Knowledge Governance. “
Ed ora unendo i puntini….. ecco la sfida per il rientro: provare ancora una volta a ripensare tutto, fare pulizia, meno conversazioni ma più profonde, meno vanità e più ascolto.
Forse la conoscenza sta tutto in quel “Perché?” così sfontato di un bimbo di 5 anni, e nel tempo necessario per assimilare le risposte e formulare un nuovo e più consapevole “Perchè?”.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!