L’impatto della AI sulla valutazione d’azienda
L’impatto della AI sulla valutazione d’azienda
Riflessioni sull’impatto della tecnologia sulla valutazione d’azienda e più in generale sulla libera professione. Vincerà l’A-Team o il più strutturato esercito napoleonico?
In un recente articolo postato su Linkedin, Ascanio Salvidio, ha reso pubbliche alcune sue riflessioni sull’impatto della AI sulla valutazione d’azienda invitando i colleghi a contribuire al dibattito.
Raccolgo quindi passaggio di testimone in questa ideale staffetta sia per la stima che nutro per il professionista sia per la lucidità dell’analisi che ci ha sottoposto.
Analisi che condivido e che mi consente di tornare su un tema a me caro a prescindere dalla tecnologia che accelera (quantomeno in un orizzonte di breve) ma non modifica, a mio parere, le sfide che la valutazione d’azienda si trova e troverà. Per quanto riguarda il medio periodo gli scenari si fanno più complessi ma ne tratterò parzialmente nelle conclusioni di questa breve analisi.
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Riporto un breve estratto del testo in cui Salvidio ci prospetta due scenari opposti, entrambi plausibili e probabilmente entrambi corretti.
Dirò di più, probabilmente si verificheranno entrambi o forse si stanno già verificando.
Come avverrà per tutti i servizi professionali di qualsiasi genere, l’utilizzazione degli strumenti offerti dall’AI porterà a mutamenti assai significativi dell’attività di valutazione aziendale. Tali sviluppi avverranno in tempi relativamente brevi (pochi anni, forse non più di 5 da oggi)
Si possono immaginare due scenari opposti:
il primo, pessimistico, vede la uscita dal mercato di una parte consistente dei professionisti che si occupano, oggi, di valutazioni aziendali, quale conseguenza non tanto dell’automazione dei procedimenti di stima, quanto della forte riduzione dei prezzi al cliente finale. L’attività dei professionisti che rimarranno sulla scena consisterà nella supervisione e nel perfezionamento continuo dei procedimenti di valutazione, nonché nell’intervento nei casi di carattere patologico, nei quali l’expertise personale resterà sempre un elemento imprescindibile (ad esempio, nel caso di liti giudiziarie, frodi, etc.);
il secondo, ottimistico, è connesso alle molte opportunità professionali derivanti dai benefici per il mercato dei capitali derivante dalle applicazioni basate sull’AI nel campo delle valutazioni. Si può ragionevolmente ritenere che al moltiplicarsi delle valutazioni, corrisponderà una maggiore domanda di capacità professionale di comprenderne criticamente i risultati e di trarre dagli stessi indicazioni per il miglioramento della performance aziendale e per le strategie imprenditoriali.
Bini ed il rischio di banalizzare la valutazione d’azienda
Peraltro già nel primo articolo della rivista “La valutazione delle Aziende” (articolo più e più volte citato in questo blog) scritto dal Professor Bini si parla del rischio di banalizzare la valutazione d’azienda. Questo rischio emerge chiaramente nella parte conclusiva dell’editoriale, dove si sottolinea come l’evoluzione delle tecniche valutative abbia portato a un progressivo allontanamento dall’analisi fondamentale e all’adozione di modelli e formule che possono dare un falso senso di precisione alla valutazione.
Estratti Rilevanti
Progressivo Allontanamento dall’Analisi Fondamentale: “Si va diffondendo la consapevolezza che dopo un periodo nel quale le valutazioni si sono allontanate dall’analisi fondamentale, ora il pendolo si muova nella direzione opposta e richieda nuovamente agli esperti di valutazione di adottare un approccio di natura fondamentale, ma in contesti nuovi e più complessi, dove è più difficile disporre di solidi riferimenti cui ancorarsi”.
Critica alla Presunta Precisione delle Formule: “Le formule, i modelli e più in generale le tecniche non solo non sono sufficienti a garantire la qualità delle valutazioni, ma finiscono anche con il trasmettere una falsa idea di precisione della valutazione”.
Importanza del Processo Valutativo: “La professionalità dell’esperto di valutazione assume maggiore importanza rispetto al passato perché è il processo valutativo e non la formula o il modello o la tecnica a garantire della qualità della valutazione”.
Il Professor Bini nell’articolo evidenzia come l’uso indiscriminato e poco critico di tecniche standardizzate (es. moltiplicatori ma non solo) possa portare a una banalizzazione della valutazione, trasmettendo una falsa idea di precisione e distogliendo l’attenzione dalla complessità intrinseca del processo valutativo. Questo può ridurre la qualità complessiva delle valutazioni e aumentare il rischio di errori significativi. Egli propone un ritorno a un approccio basato su un’analisi fondamentale rigorosa, capace di tenere conto delle specificità e delle dinamiche competitive dell’azienda oggetto di valutazione.
Tecnologia abilitante o semplice acceleratore?
Non voglio certo banalizzare a mia volta l’impatto che l’intelligenza artificiale avrà nella nostra professione. Mi piace però inserirla in quella che è una tendenza che il mercato sconta da tempo.
Lo stesso OIV nacque, quasi 10 anni fa, per migliorare la qualità delle valutazioni in Italia.
Ricordo l’intervento divertito di un imprenditore durante un mio webinar di qualche anno fa: “Che cosa è la valutazione? In fondo è litigare con la controparte per trovare quel numero da moltiplicare per l’ebitda”.
Il mercato tende per sua natura a livellarsi verso il basso e a “banalizzare” le valutazioni soprattutto in periodi caratterizzati da forte disponibilità di liquidità.
A questi periodi però solitamente ne seguono altri di maturità ritrovata perché i numeri non mentono ed i bilanci non sempre danno ragione a valutazioni troppo veloci.
Il delicato rapporto tra strategia e tecnologia
In un suo recente intervento l’amico Stefano Schiavo, studioso ed appassionato di AI, affronta il delicato rapporto tra strategia e tecnologia invitandoci ad essere curiosi, a sperimentare ma a non inseguire l’effetto wow tenendo come bussola la creazione di valore.
La tecnologia, parole di Kentaro Toyama, “è un amplificatore”, ma alla base stanno modelli di business e processi gestionali e operativi che funzionano. […] non si parte dalle offerte dei vendor tecnologici (Microsoft e Salesforce stanno facendo una pressione non da poco), ma dalla valutazione degli obiettivi strategici dell’azienda e dei diversi manager.
E noi da che parte stiamo?
Gli impatti sul breve/medio (accelerazione)
Sono assolutamente convinto che la tecnologia (sia AI o sia altro) cambierà profondamente la nostra professione ma non i suoi capisaldi a cui ci aggrapperemo per resistere ai marosi.
Ci sarà di ausilio sia nell’attività di due diligence, sia nell’analisi strategica, sia nella predisposizione del piano aziendale e della relativa valutazione.
Già oggi abbiamo a disposizione banche dati più performanti, di più facile utilizzo e meno costose rispetto a solo pochi anni fa. Ma siamo ancora agli inizi.
Parallelamente le imprese si trovano ad affrontare discontinuità strategiche sempre più frequenti e a doversi preparare a molteplici scenari non facilmente prevedibili.
Tutto questo richiederà la disponibilità e l’utilizzo di dati interni ed esterni all’azienda con sempre maggiore frequenza e sempre maggiore qualità.
Dove l’esperto valutatore farà la differenza? Come oggi, ma con maggiore intensità, sulla formulazione delle ipotesi e sulla visione di insieme, sulla qualità dell’analisi fondamentale.
Significa che cambierà poco? Assolutamente no.
L’accelerazione sarà fortissima (grande velocità in tempi ridotti) e già possiamo intravedere in un orizzonte di medio periodo l’effetto abilitante di questa tecnologia e l’impatto sul nostro modello di business.
Le vere incognite sul futuro della professione sono prevalentemente due e stranamente sono poco analizzate (preferendo forse inconsciamente rimuovere il problema):
- La prima (soprattutto in Italia in cui in assenza di libero mercato trionfa l’oligopolio, non a caso le innovazioni oggi nel nostro settore vengono da fornitori non italiani) è data dai costi della tecnologia (software, banche dati, ecc.), dalla disponibilità/qualità dei dati e dai tempi (i fornitori tradizionali non hanno troppa fretta di cambiare modello, per ora). Una rivoluzione democratica, con il trionfo delle boutique, o l’ulteriore rafforzamento delle big four? Quale il modello vincente: l’A-Team o il più strutturato esercito napoleonico? Noi ovviamente puntiamo tutto sulla simpatia e tifiamo per l’A-Team (i più giovani mi perdoneranno i riferimenti ormai troppo datati per essere pienamente compresi ma c’è sempre youtube).
- La seconda rappresenta una sfida ben più intrigante e riguarda il perimetro delle attività, il chi fa che cosa tra azienda ed esperto (e cosa faremo insieme ed in maniera diversa da oggi). In questo caso sono convinto che l’azienda (destinata a crescere dimensionalmente, magari non molto come ricavi ma in maniera rilevante in termini di potenzialità e strumenti strategici), come è giusto che sia, internalizzerà molto del processo ma che a noi resterà ampio margine per creare valore.
Ridefinire la dimensione minima per competere, in uno strano effetto Gulliver in cui il mercato a seconda del modello che adotteremo ci chiederà di diventare più grandi o più snelli, sarà uno dei temi determinanti per noi e per le nostre imprese.
Certamente non tutto mi è chiaro ma molto di quello che mi aspetto essere il nostro modello in futuro potete leggerlo su “Restartup“. Per questo noi da tempo stiamo utilizzando la cassetta degli attrezzi della valutazione d’azienda per supportare l’imprenditore nelle sue strategie di crescita e di creazione di valore, spostandoci un pò più a monte o un pò più a valle del processo.
Gli impatti sul medio (tecnologia abilitante e trasformativa)
Sulle note delle due variabili evidenziate sopra inizieremo a danzare noi ed i nostri concorrenti, certamente non staranno fermi a guardare!
Concorrenti che prevalentemente temo verranno da fuori i confini della nostra categoria (ma questa è un’altra storia ed è lì, tra cambiamenti dell’impresa e nuovi entranti nel mercato della consulenza, che vedremo l’impatto della AI come tecnologia abilitante in un mix tra advisory, servizi tecnologia e formazione che intravedo ma a cui dedicherò un prossimo articolo).
Affronteremo una tempesta forte ed improvvisa ma sono convinto che il nostro modello snello perché basato su risorse scarse (nella nostra storia, che magari un giorno racconterò se qualcuno fosse interessato, abbiamo sempre fatto di necessità virtù e qualcuno sostiene che proprio dalle risorse scarse nasce l’innovazione), un pò in controtendenza rispetto a quello di società più strutturate, basato: sull’ascolto, sul lavorare insieme (più che sul vendere ore/uomo), sul mettere ordine nelle intuizioni dell’imprenditore (senza imporre soluzioni preconfezionate), ci permetterà di continuare a fare la differenza.
Per continuare a divertirci e fare il nostro lavoro con la passione che ci contraddistingue dovremo cambiare molto e restare curiosi.
PS le immagini sono state create con l’intelligenza artificiale, cercando, mi perdonerete, di sdrammatizzare un pò.