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Perché continuiamo ad entusiasmarci per le PMI

Perché continuiamo ad entusiasmarci per le PMI

… e perché dovreste tornare a farlo anche voi

Da qualche anno ormai le care vecchie PMI sono un po’ ai margini del dibattito culturale e politico del nostro Paese. I motivi sono vari: sono piccole, spesso in crisi e poi diciamoci la verità, secondo la vulgata imperante, tremendamente meno sexy ed affascinanti delle più giovani ed intriganti startup. Eppure queste sono conclusioni a cui può giungere solo la pigrizia dell’osservatore.

L’articolo che segue è pubblicato su Mysolution|Post e qui riprodotto per gentile concessione dell’Editore.

Tornare ad entusiasmarsi parlando di PMI

Qualche giorno fa ho tenuto una lezione per la Scuola di Alta Formazione della Fondazione dei Dottori Commercialisti di Milano all’interno di un bel corso per esperti attestatori di piani di risanamento. Al termine ho proseguito il confronto con uno dei relatori ed alcuni partecipanti al più classico aperitivo milanese.

Ci siamo scoperti ad entusiasmarci raccontando le rispettive esperienze con alcune PMI che seppur piccole ed oggetto di profondi piani di risanamento rappresentano delle eccellenze nel loro settore.

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Fortemente provate dalla crisi, le PMI hanno saputo trovare la forza di rialzarsi e di tornare a crescere, soprattutto quando presidiano nicchie di eccellenza sul mercato.

“In Italia in base ai dati 2014 forniti da AIDAF si stima che le aziende familiari siano circa 784.000 – pari ad oltre l’85% del totale aziende- e pesino in termini di occupazione circa il 70%. Sotto il profilo dell’incidenza delle aziende familiari, il contesto italiano risulta essere in linea con quello delle principali economie europee quali Francia (80%), Germania (90%), Spagna (83%) e UK (80%), mentre l’elemento differenziante rispetto a questi paesi è rappresentato dal minor ricorso a manager esterni da parte delle famiglie imprenditoriali: il 66%   delle aziende familiari italiane ha tutto il management composto da componenti della famiglia, mentre in Francia questa situazione si riscontra nel 26% delle aziende familiari ed in UK solo nel 10%.”

Le criticità da superare

Alle tipiche difficoltà del sistema Italia si sommano molto spesso alcune criticità che tutti ben conosciamo e che ritroviamo in molti interventi su questo tema:

  • Piccola dimensione;
  • Scarsa attenzione ai margini;
  • Eccessivo ruolo del fondatore che finisce per deresponsabilizzare i pochi manager presenti in azienda;
  • Sistemi di controllo e di analisi del rischio scarsamente strutturati;
  • Scarsa presenza di consulenza di qualità (si, in parte la colpa è anche nostra, poca attenzione all’analisi del mercato, alla strategia, alla valutazione dell’impresa);
  • Scarsa pianificazione del passaggio generazionale.

Tutti problemi in realtà non cosi irrisolvibili soprattutto se confrontati con i risultati del Paese in alcuni settori a livello internazionale.

Il Made in Italy è ancora una carta vincente

Secondo l’International Trade Centre nel 2014 l’Italia ha consolidato la sua posizione nell’indice di competitività del commercio mondiale. Tre sono i settori in cui l’Italia si conferma come il Paese più competitivo (grazie al design e all’alto di gamma):

  • Tessile;
  • Abbigliamento;
  • prodotti in cuoio.

In altri 5 settori il nostro Paese conserva un lusinghiero secondo posto (superati solo dalla Germania):

  • manufatti di base (metalli e prodotti in metallo, ceramiche, ecc.);
  • meccanica non elettronica;
  • apparecchi elettrici;
  • mezzi di trasporto e manufatti diversi (tra cui occhiali, articoli in plastica, gioielleria).

L’Italia conquista inoltre il sesto posto negli alimentari trasformati.

Cambiare la consulenza per cambiare le imprese

Certamente resta sempre più ampio il divario tra imprese ben gestite ed imprese che faticano a trovare una via di uscita dalla crisi. Organizzazione e strategia sono diventate componenti essenziali per il consolidamento e la crescita di qualsiasi azienda che dovrà affrontare un cambiamento radicale nel modo di percepire se stessa e la propria formula imprenditoriale. L’evoluzione del mercato che tende a prediligere gli estremi (low cost o eccellenza) a discapito della produzione di fascia media non può far altro che portare ad accellerare questi processi.

Le soluzioni? Probabilmente sono diverse e devono essere specifiche per ogni impresa, nessuna bacchetta magica. Sicuramente tra le alternative da valutare in alcuni casi c’è l’apertura del capitale a soci esterni o l’assunzione di nuovi manager. Sicuramente la consulenza deve imparare a dedicare meno tempo alle slide e tornare a sporcarsi di più le mani di grasso.

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Deve riappropriarsi delle competenze che le sono proprie e fornire all’impresa quella cassetta per gli attrezzi necessaria a competere in mercati in trasformazione:

  • analisi del settore e degli scenari competitivi;
  • sviluppare sistemi di controllo di gestione adeguati (anche non complessi ma che forniscano le informazioni utili per monitorare le chiavi strategiche);
  • capacità di sviluppare strategie in base a scenari differenti;
  • ecc.

Aprire CdA e collegi sindacali a professionisti esperti

Spesso si sottovaluta la più semplice e meno invasiva nomina in CdA o nel Collegio sindacale di professionisti esperti e di fiducia della famiglia. Del resto il ruolo principe dell’Amministratore indipendente e del Sindaco dovrebbe proprio essere il confronto critico sulle strategie di impresa nonostante oggi sia troppo spesso derubricato a controlli formali a basso costo.

L’impresa di famiglia in questo modo evita la tanto temuta perdita di identità ma inizia un percorso per rendersi più autonoma e strutturata rispetto alla famiglia stessa.

Una nota personale

In questi giorni ricordiamo un amico che non c’è più, che incarnava bene la figura del consulente che sa essere palestra di confronto, anche severo, senza impedirti di credere in un progetto ed a cui MySolution|Post deve molto.

Ci sono consulenti che diventano amici, che ti fan sentire meno solo, che sai che stanno lavorando per te e con te e non per vendere un progetto. Persone rare e preziosissime capaci di grandi generosità, di regalare insegnamenti preziosi ma anche di impartire “severe” lezioni.

Perché un buon professionista altro non è che una persona capace di difendere i sogni trasformandoli in progetti.

un buon professionista è una persona capace di difendere i sogni trasformandoli in progetti Share on X

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