Ovvero l’impresa, la consulenza, l’innovazione, le startup e tutto il resto
Settembre riparte di slancio. E’ il primo giorno di scuola anche per noi che dobbiamo chiudere il 2022 ma che con la testa stiamo già pianificando il 2023. E diciamocelo subito, non è una pianificazione facile perché lo scenario è più incerto che mai tra aumento dei tassi, fiammata dell’inflazione, energia impazzita e nuove supply chain ancora tutte da capire.
Eppure in tutta questa giostra resto positivo. Nuove collaborazioni ci aiutano a caratterizzarci e ci riconoscono sempre più come attori del mondo valutazione, M&A e startup.
L’impresa, la consulenza, l’innovazione, le startup e tutto il resto
Qualcuno ci rimprovera di non cavalcare l’innovazione estrema. A volte anche con toni accesi. E me ne dispiace molto perché comprendo il valore di alcuni contenuti che ci vengono mostrati ma noi ci stiamo muovendo in un settore tradizionale in forte cambiamento.
E’ proprio il nostro approccio concreto all’innovazione (innovare si ma sempre con un occhio al fatturato sia presente che prospettico) la nostra forza.
E’ proprio la nostra capacità di dialogo (senza le grida ed il rancore tanto presenti on line) e di far ponte con mondi differenti che ci rende resilienti. Ed è quello che serve alle nostre imprese.
Ed è proprio la nostra capacità di aver scelto (o meglio esser stati scelti da) imprenditori dinamici ed innovativi che ci consente di cambiare grazie alle sollecitazioni dei pionieri del mercato.
Acquisire il metodo, tra costanza e la concentrazione nell’allenamento
Oggi dobbiamo lavorare sempre di più sulle competenze (non so se il famoso modello a T sia più sufficiente) e sulla disciplina. L’ecosistema in cui ci muoviamo paradossalmente si sta formando a prescindere dal nostro tentativo di anticiparlo o governarlo. E per fortuna! Perché questa anarchia è proprio la sua forza. Un caos che sa stupirci.
Oggi noi dobbiamo invece rubare agli sportivi la costanza e la concentrazione nell’allenamento.
Fare la differenza. Quando lessi per la prima volta queste parole pronunciate da Marchionne non ne percepii pienamente il significato.
Certo il senso era chiaro ma sembrava in qualche modo il solito slogan motivazionale che ci propone una riflessione ma che contemporaneamente la banalizza. Ne percepii comunque l’importanza tanto da usarla come conclusione del mio libro in omaggio al grande manager. In questi giorni la frase mi è tornata più volte in mente.
Integrare e/o ridisegnare
Abbiamo in questi ultimi mesi intrapreso diverse collaborazioni. Il mercato post covid è più selettivo, veloce e complesso e ci ha richiesto un approccio più maturo. Una sfida che è stato bello accettare.
In alcuni casi abbiamo integrato la nostra proposta di consulenza con altri servizi. Abbiamo sentito la necessità di inserire degli specialisti per coprire meglio alcune aree di mercato.
In altri casi siamo stati noi gli specialisti chiamati a collaborare su operazioni complesse.
In un paio di casi invece abbiamo iniziato una collaborazione che ci ha portato a ridisegnare, non avendone ne l’intenzione ne l’immediata consapevolezza, il servizio offerto.
La cosa che mi ha colpito (e su cui dovrò ancora riflettere) è che la ridefinizione del servizio è stata snella e del tutto naturale. Quasi assente la fase di pianificazione (che invece è ovviamente diventata rilevante nella fase successiva al semplice disegno, nel momento in cui si è dovuto “scaricare a terra”.)
Oggi, tra le altre, stiamo seguendo una piccola (ma tecnicamente complessa) operazione di management buy out (MBO) con successivo round di finanziamento ed ingresso di ulteriori investitori.
Lavorare in queste operazioni è sempre una bella palestra anche se a volte, trattandosi di startup, rischiano di essere anti economiche.
Ieri discutendo di work for equity e conferimento di prestazioni di servizi mi sono reso conto che il team di professionisti che avevo riunito al tavolo della discussione stava facendo la differenza. E credetemi è stata davvero una bella sensazione. E’ importante circondarsi di persone capaci di fare la differenza. È uno straordinario moltiplicatore di energie che accresce la qualità della prestazione di tutti.
Soprattutto perché credo che questo team potrà trasformarsi in una collaborazione strategica capace di ridefinire la nostra nicchia di mercato: M&A di Startup e PMI ( spesso legate al mondo dell’innovazione ma non solo, i settori tradizionali sono interessati da dinamiche di crescita dimensionale e di cambiamento che sorprendono). Nicchia che si sta rivelando, anche per effetto del covid, sempre più interessante ma che deve essere capace di riconfigurarsi per rispondere alle nuove sfide dando vita ad una innovativa proposta professionale capace di caratterizzarsi per:
conoscenza del business (azienda, settore, ecc.);
competenze tecniche di alto livello ;
capacità di semplificare questioni complesse ;
capacità di operare in tempi rapidi;
capacità di diffondere cultura imprenditoriale ;
proposta di valore con buon rapporto qualità / prezzo .
Nota di colore
Mentre partecipavo alla riunione su zoom in auto dal parcheggio di una zona industriale del milanese (in questo periodo capitano anche acrobazie come queste) mi sono trovato ad essere osservato da uno scoiattolo tutto intento a sgranocchiare la sua ghianda.
“Mi piace l’idea di concludere con le parole di un manager-imprenditore, innovatore in un settore tradizionale. Ricco di contrasti, tanto rispettoso del DNA delle imprese (lo stesso DNA che campeggia sulla copertina di questo libro), quanto visionario e capace di riconfigurare l’azienda e il settore:
Il viaggio alla scoperta di sé può essere pieno di mille insidie, ma dovrete compierlo in autonomia, senza evitare gli ostacoli. Cercate da soli la vostra strada, cambiatela tutte le volte che volete, seguite i vostri sogni. Non lasciate che l’educazione, le abitudini, i vostri stessi preconcetti diventino una prigione. Abbiate sempre il coraggio di cambiare voi stessi – le vostre idee, il vostro approccio, il vostro punto di vista – perché è l’unico modo per cambiare le cose che non vanno e per migliorare la vostra vita e quella di tanti altri. E mentre cercate la vostra strada, tenete a mente chi volete diventare. Pensate a quale impronta volete lasciare, a quale differenza volete fare. Rimanete ambiziosi nei vostri obiettivi, perché rassegnarsi a una vita mediocre non vale mai la pena.
– Sergio Marchionne
Dalla lectio magistralis tenuta da Sergio Marchionne all’Università di Trento il 2 ottobre 2017 (così come riportata da Tommaso Ebhardt, Sergio Marchionne, Milano, Sperling & Kupfer, 2019).”
Unico appunto che farei oggi?
Fare la differenza è più facile se si costruisce un ecosistema con partner di valore.
Nuovo servizio online per ricevere mensilmente i dati della Centrale dei rischi
La Banca d’Italia ha introdotto un nuovo servizio per ricevere i dati della Centrale dei Rischi. Dal 2 ottobre le società iscritte nel Registro delle imprese presso le Camere di Commercio possono sottoscrivere un abbonamento annuale per ricevere al proprio indirizzo PEC, in automatico e con frequenza mensile, i dati della Centrale dei rischi.
L’abbonamento è gratuito, rinnovabile alla scadenza e può essere revocato in ogni momento. Il servizio può essere sottoscritto esclusivamente dal legale rappresentante della società munito di SPID o CNS.
Si può accedere ai dati della CR presentando una specifica richiesta secondo due modalità:
utilizzando la piattaforma “Servizi online“, selezionando il box “Richiedi i dati”, oppure utilizzando il link diretto al servizio online CR. La piattaforma consente di richiedere i dati:
identificarsi con SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) o CNS (Carta Nazionale dei Servizi) al fine di accedere a uno spazio personale dal quale si può compilare e inoltrare la richiesta di accesso ai dati e consultare e esportare le risposte,
o, in alternativa, qualora non si disponga di SPID o CNS, compilando e inviando una richiesta insieme alla copia un documento di identità o di riconoscimento equipollente in corso di validità;
rivolgendosi a una delle Filiali della Banca d’Italia, per posta elettronica certificata (PEC), posta ordinaria oppure consegna a mano, utilizzando il modulo scaricabile da questa pagina e allegando copia leggibile di un documento di identità o di riconoscimento equipollente in corso di validità.
L’accesso ai dati della Centrale dei rischi della Banca d’Italia da parte dei diretti interessati è gratuito.
La Banca d’Italia fornisce, di norma, una risposta entro 30 giorni dalla data di ricezione della richiesta di accesso ai dati della Centrale dei rischi.
Nel caso di richieste di accesso presentate da un delegato per conto di persone giuridiche, la risposta verrà fornita entro 90 giorni dal ricevimento della richiesta e i dati verranno recapitati direttamente alla persona giuridica delegante.
Dal 2 ottobre 2020 le società possono sottoscrivere sulla piattaforma “Servizi online” un abbonamento per ricevere mensilmente i dati della CR al proprio indirizzo PEC.
L’abbonamento è gratuito e ha la durata di un anno; è rinnovabile alla scadenza e può essere revocato in ogni momento. Il servizio può essere sottoscritto esclusivamente dal legale rappresentante munito di SPID o CNS. Per avviare l’abbonamento il legale rappresentante deve richiedere i dati della società riferiti all’ultima data disponibile.
I dati della Centrale dei rischi sono riservati e coperti dal segreto d’ufficio. Non possono essere né divulgati, né comunicati a soggetti diversi dal diretto interessato o altro soggetto legittimato.
Le dichiarazioni false e mendaci rese nella compilazione della richiesta di accesso ai dati della Centrale dei rischi, come la dichiarazione di una qualifica che non si riveste, sono segnalate dalla Banca d’Italia all’autorità competente (denuncia Autorità Giudiziaria, segnalazione al Garante per la Protezione dei dati personali, ecc.)
In questi ultimi giorni mi sono accorto che è sempre più difficile ottenere informazioni chiare ed utili.
I motivi sono molti e vanno dalla pessima qualità tecnica degli ultimi decreti al bisogno in qualche modo di sfogarsi per la tensione di queste ore. Poche quindi le informazioni utili e di facile applicazione.
Abbiamo quindi pensato di provare a gestire con maggiore attenzione i nostri profili sui social network provando a condividere in maniera ordinata alcune informazioni (documenti ed articoli provenienti da fonti autorevoli) che prima facevamo circolare e diffondevamo solo all’interno di Studio Panato e tra i professionisti del nostro Gruppo di Studio.
Parliamo a chi fa impresa
Destinatario principe delle informazioni che condividiamo è come sempre l’imprenditore.
Molti contenuti saranno quindi di facile lettura, altri necessariamente più tecnici.
Sarà per noi un importante momento di dialogo, auspichiamo quindi che la comunicazione non sia univoca.
Ci teniamo però a sottolineare che le questioni di diritto tributario e societario dovranno essere discusse con il proprio commercialista che, conoscendo l’azienda, è ben più competente di noi a rispondere. Obiettivo è fornire spunti, non consulenze che resteranno riservate ai nostri clienti con cui in questi giorni manteniamo un dialogo serrato.
Gestire l’urgenza pensando al futuro
Abbiamo deciso di concentrarci su facebook essenso il social in assoluto più diffuso.
Pagina di Studio Panato| Dottori Commercialisti: Inseriremo contenuti in materia tributaria e societaria, ciò che in qualche modo riguarda il lavoro più tradizionale del commercialista, con particolare focus ovviamente sul brevissimo periodo ed alla gestione di questi momenti complicati.
Gruppo Restartup: in questo gruppo da tempo pubblico con cadenza quasi quotidiana articoli che possano fungere da stimolo per provare a ridisegnare l’impresa, la professione e la filiera in cui in qualche modo siamo inseriti. E’ uno spazio già molto vivace che vuole avere come obiettivo quello di spostare l’orizzonte un po’ più in là e di prepararci alla ripartenza.
Cercheremo inoltre di mantenere un tono comunicativo più controllato per non cedere ( e la tentazione sarà forte) a polemiche, critiche, ecc che probabilmente oggi non aiutano.
Chiediamo a tutti quelli che vorranno partecipare alle nostre conversazioni on line di farlo in maniera costruttiva, manifestando pure il loro disaccordo o posizioni critiche ma argomentandole. Vogliamo mantenere “puliti” questi canali considerandoli in qualche modo strumenti di lavoro.
In questi giorni sono spesso in giro: presentazioni del libro Restartup, seminari su PMI innovative e startup, incontri dai clienti per supportarli nella pianificazione della loro azienda. Intenso è anche il confronto con i colleghi e gli imprenditori.
Molto sta cambiando nel mondo delle imprese e di conseguenza, anche se con meno consapevolezza, nel mondo delle professioni.
Professioni che forse avrebbero più di altri bisogno di ripensarsi e tornare a credere in se stesse.
Scrivo questo post non perchè possa offrire grandi soluzioni al lettore (quelle alla fine sono individuali e spettano a ciascuno di noi) ma perchè credo sia utile a tutti incentivare il confronto e dibattere sul tema. Inoltre, dialogando con molti amici, ritengo opportuno formalizzare qualche osservazione per facilitare il successivo confronto. Se preferite date la colpa alla deformazione professionale, lavorando quotidianamente sulla valutazione di azienda alla fine tendo ad essere iper attento ai molteplici segnali che manda il mercato per analizzare il settore e l’adeguatezza del business model.
Question mark
Il Big Bang non è facile da affrontare, farà sicuramente morti e feriti, potrebbe però diventare uno stimolante nuovo inizio.
“Grande è la confusione sotto il cielo.
La situazione, quindi, è eccellente.” (?)
Confucio
Questa massima di Confucio (da molti attribuita a Mao Zedong) mi sembra la più adatta a commentare lo “stato delle cose” in questi primi giorni di novembre. Anche se francamente devo ancora capire se sia opportuno o meno inserire un punto di domanda al termine della frase 😉.
Il grande Risiko
Provo a condividere alcune riflessioni che riguardano in particolare noi ed il mondo dei Commercialisti cercando poi di unire i puntini:
E’ iniziato da tempo il risiko di M&A tra studi professionali. Devo dire però che il fenomeno ha mostrato una accelerata notevole. Siamo sempre stati abituati a ricevere proposte di collaborazione più o meno lasche (dal fare network alla fusione) ma negli ultimi mesi non solo è aumentato il numero (straordinariamente elevato, il che è un ottimo riscontro sul nostro progetto) ma anche la qualità delle proposte e la dimensione degli interlocutori. Osservo crescere quindi una maggiore consapevolezza anche se non sempre accompagnata da una visione chiara. Anche gli Studi più strutturati non riescono a capire esattamente dove si muoverà il mercato nei prossimi anni e soprattutto con che tempi.
Proliferano reti, associazioni, ecc tra professionisti. Spesso sono governate da un “non professionista” che vende servizi, formazione, aggrega. Non sempre mi appaiono trasparenti nei fini e nella qualità dell’offerta. A volte si ha l’impressione che cerchino di creare una rete per poi rivenderla a breve a qualche realtà più grossa. Restano comunque un tentativo di aggregazione e fatemi dire di “trovare rifugio” in un mercato non facilmente decifrabile. Ne ho trovata solo una veramente interessante gestita da notai.
Milano è vista non solo come piazza ricca ma anche come piazza che consente, presidiandola, di intercettare prima le tendenze di mercato future.
Molte delle realtà che cercano di governare l’aggregazione sono vittime di un approccio politico che temo resti un vulnus ed allontani dalla soluzione.
Nuovi competitor si affacciano sul mercato con l’obiettivo di gestire i big data (Fattura elettronica ed obbligo di pagamenti tracciati hanno dato il via alla corsa all’oro dei dati). In questo campo vedo sia strategie confuse, tipiche della grande impresa burocratizzata, sia in alcuni casi comportamenti poco trasparenti da parte di quelli che dovrebbero essere i fornitori privilegiati della nostra categoria. Grandi player lenti e confusi che potrebbero però abbattere la diga e travolgere l’attuale mercato. Molti colleghi a questi si appoggiano sperando in qualche modo di galleggiare.
AdE e demografia
In questi ultimi tempi noto sempre più forti due tendenze:
La professione sta diventando vecchia, si iscrivono sempre meno praticanti e questo da una parte porterà più lavoro o almeno compenserà la moria delle micro imprese, dall’altra favorirà gli studi più dinamici e reattivi. Da non sottovalutare gli effetti sulla Cassa di Previdenza.
Il lavoro non diminuirà ma sarà nella fase di passaggio verso la parziale automazione di alcune attività più caotico, faticoso e a bassi margini. Anche a causa della cattiva gestione della transizione da parte dell’ AdE. Come per molte realtà aziendali faccio sempre l’esempio dell’omino al casello autostradale, ancora in pochi hanno il telepass (incredibile). Sono però i più ricchi o innovatori ad averlo e prima o poi diventerà obbligatorio e verrà giù la diga. Bisogna prepararsi per tempo e devo dire che come Studio lo stiamo facendo e siamo soddisfatti del percorso.
Le reazioni della categoria
Le reazioni della categoria ad un mercato difficile appaiono ancora confuse e scomposte anche a causa di una normativa fiscale drammaticamente caotica che lascia ben poco spazio alla pianificazione e ancor meno tempo per riflettere sul futuro. Alcune tendenze:
Molti Studi, soprattutto se di minori dimensioni o mono professionali, sono sopraffatti dai nuovi adempimenti, si lamentano e cercano nella politica di categoria una soluzione che difficilmente il CNDCEC potrà dare.
Altri si dedicano all’inseguimento dell’efficienza grazie alle nuove tecnologie (tentativi apprezabili e necessari ma in cui nutro scarse speranze se non accompagnati ad un cambio radicale di modello di business. La tecnologia è una grande opportunità ma resta uno strumento).
Altri ancora cavalcano novità normative che se da una parte ridanno un ruolo alla categoria ( o a parte di essa) dall’altra la allontanano ancora di più dal mercato. La riforma della Crisi di impresa rappresenta bene questa situazione in cui addirittura assistiamo alla nascita di un nuovo Albo che va a ridurre (o rende più difficile accedervi) le riserve di legge per molti professionisti. Comprendo l’entusiasmo dei concorsualisti che si rifugiano nella ridotta in valtellina ma mi chiedo che ne sarà della Professione e della Cassa di previdenza una volta completato il disegno dello smembramento in più albi. Perchè a questo punto mi aspetto la nascita di un albo dei valutatori (a cui mi iscriverò) ed il divieto di firmar perizie ai non iscritti. E così via.
Alcuni cavalcano la trasformazione in revisiori o certificatori, tendenza che vediamo anche a livello internazionale. Dimenticando in parte che qualche revisore in giro c’è già. La speranza di questi è riposta nell’obbligo di legge.
I miei desiderata
Francamente non mi lamento, faccio un pò di fatica a decifrare le nuove tendenze ( o meglio i loro tempi di impatto dipendendo in parte da politica sia repubblicana sia di categoria) ma ormai credo di disporre di una buona bussola. Abbiamo chiaro il percorso da fare ed è da tempo che questo percorso è iniziato. Certo ha comportato molta fatica ed è risultato più lento del previsto ma ci sta già portando diverse soddisfazioni. Probabilmente inizio a pensare che Confucio abbia ragione anche se sono convinto ne sottovalutasse la fatica.
Provo però ad elencare che cosa vorrei per poter competere con maggiore serenità:
Un libero mercato: meno leggi, meno burocrazia, meno dempimenti inutili per avvantaggiare realtà ormai da tempo fuori mercato e che hanno per noi il solo effetto di rallentare la nostra crescita;
Mi piacerebbe maggiore trasparenza da parte di tutti gli attori in gioco. Troppo spesso, come in una sorta di insider trading da B movie, qualcuno si avvantaggia di informazioni riservate che poi così riservate non riescono nemmeno ad essere. Insomma nessun grande genio del male, più piccolo cabotaggio. Ugualmente fastidioso e scorretto.
Una normativa che non penalizzi le aggregazioni tra Studi e ne agevoli la crescita dimensionale (neutralità fiscale come per le imprese). Oggi penalizziamo i piccoli, dovremmo invece incentivare chi vuole crescere. Un cambio di mentalità importante in una Italia ancora borbonica più vicina a Nottingham che ad un mederno Stato europeo.
Agevolazioni per le professioniste, o meglio per tutte le lavoratrici, in maternità con asili, ecc.
Una limitazione alla responsabilità professionale ad un multiplo del compenso come avviene per i revisori. Lo pongo da anni, solo da poco vedo che il tema è entrato timidamente in agenda. E’ un tema che incide profondamente anche sulla crescita dimensionale degli Studi.
Esiste una via d’uscita?
Esiste sempre e resto positivo. Mi rendo purtroppo conto che è una via faticosa che si scontra spesso con ostacoli che la categoria è la prima a porre. C’è molto da fare, forse semplicemente tornando a fare i Commercialisti. Ripartendo dalla nostra storia e dalla nostra identità.
Purtroppo per fare questo, lo dico con rammarico, come Studio stiamo trovando risorse e soluzioni al di fuori di quelle proprie del mondo professionale in quel grande magma, in quel brodo primordiale composto da chi sta provando a ripensare se stesso e la professione. Come sempre le cose più interessanti si trovano sul confine tra i settori di mercato.
Credo che non esista una soluzione valida per tutti e di certo mi preparo ad affrontare i prossimi anni con entusiasmo ma anche con lo scetticismo tipico della professione. Importante resta rendere più frequente il confronto, alzare le antenne ed attivare i radar.
La nostra in fondo sta diventando quella che definisco (impropriamente) una startup di professionisti ed è abbastanza stimolante farne parte. Credo anche per le imprese che seguiamo.
La massima n. 164 del Consiglio Notarile di Milano sintetizza i diversi profili causali che possono essere sottesi all’emissione degli strumenti finanziari partecipativi ai sensi dell’art. 2346, comma 6, c.c. (s.f.p.).
Nel caso di presenza dell’obbligo di rimborso, l’operazione ha causa sostanzialmente riconducibile al finanziamento, secondo uno schema che non si differenzia – da questo punto di vista – dall’emissione obbligazionaria.
Nel caso di esclusione dell’obbligo di rimborso, la causa dell’operazione è dalla dottrina avvicinata, secondo indicazioni non univoche, a quella del contratto di società, ovvero di associazione in partecipazione, ovvero ancora di cointeressenza.
Obbligo di rimborso ed iscrizione a bilancio
Gli strumenti finanziari partecipativi emessi ai sensi dell’art. 2346, comma 6, c.c.,possono prevedere o meno, a carico della società, l’obbligo di rimborso dell’apporto odel suo valore. Nel primo caso, l’obbligo di restituzione comporta l’iscrizione di una vocedi debito nel passivo dello stato patrimoniale; nel secondo caso, invece, l’apporto comportal’iscrizione di una riserva nel patrimonio netto della società nella misura in cuiesso sia iscrivibile nell’attivo dello stato patrimoniale o nella misura della riduzione delpassivo reale.
Diritti patrimoniali degli SFP
Agli strumenti finanziari partecipativi con o senza diritto al rimborso del valoredell’apporto possono essere attribuiti uno o più dei diritti patrimoniali spettanti alleazioni (diritto all’utile, diritto alla distribuzione delle riserve, diritto al riparto del residuoattivo di liquidazione) e/o altri diritti patrimoniali di diversa natura (ad esempio:interessi fissi o variabili, etc.). Salva diversa disposizione contenuta nello statuto o nelregolamento degli strumenti finanziari partecipativi allegato allo statuto, i diritti patrimonialispettanti agli strumenti finanziari privi di diritto al rimborso del valore dell’apportonon dipendono dall’esistenza e dalla permanenza in essere della riserva costituitasia fronte dell’apporto.
Diritti amministrativi degli SFP
Qualora gli strumenti finanziari partecipativi siano privi di diritti patrimoniali dinatura partecipativa (diritto all’utile, diritto alla distribuzione delle riserve, diritto alriparto del residuo attivo di liquidazione), la loro qualificazione in termini di strumentifinanziari partecipativi ai sensi dell’art. 2346, comma 6, c.c., è subordinata alla attribuzionedi uno o più diritti amministrativi di natura partecipativa (come ad esempio il dirittodi nominare un componente degli organi di amministrazione e/o di controllo, aisensi dell’art. 2351, comma 5, c.c.).
Le novità e gli ultimi chiarimenti sul regime forfetario
La Legge di Bilancio 2019 ha introdotto alcune rilevanti modifiche al regime forfetario di cui alla Legge 23 dicembre 2014, n. 190.
È stato, innanzitutto, innalzato e uniformato a 65.000 euro il limite massimo di ricavi/compensi per l’accesso al regime. Sono stati, inoltre, eliminati gli ulteriori requisiti di accesso relativi all’ammontare dei beni strumentali e al sostenimento di spese per personale dipendente o assimilato.
Sono state, poi, modificate talune cause ostative all’accesso al regime, che lasciano aperti ancora numerosi dubbi interpretativi. Gli aspetti più delicati riguardano, in particolare, la causa di esclusione relativa ai soggetti in possesso di quote di società a responsabilità limitata e la verifica della causa relativa ai rapporti di lavoro intrattenuti con l’attuale datore di lavoro o con quello dei due precedenti periodi d’imposta.
Principali novità
La Legge 30 dicembre 2018, n. 145 (c.d. “Legge di Bilancio 2019”), con l’art. 1, commi da 9 a 11, ha ulteriormente modificato il regime, ampliando la platea dei contribuenti che possono accedervi. In particolare, le modifiche di maggior interesse riguardano:
l’innalzamento del limite dei ricavi o compensi a 65.000 euro, indipendentemente dall’attività svolta;
l’eliminazione di alcuni requisiti d’accesso al regime, come quello riferito alle spese per prestazioni lavorative e al costo dei beni strumentali;
la previsione di nuove cause ostative all’accesso al regime, come quella relativa al possesso di partecipazioni in società a responsabilità limitata
Per approfondire
Scarica il documento: Le novità e gli ultimi chiarimenti sul regime forfetario
Il documento, che fornisce la versione aggiornata del documento rilasciato nel marzo 2017, tiene conto dei molteplici cambiamenti intervenuti nel frattempo proprio nella disciplina della relazione di revisione.
Il testo aggiornato tiene conto anche della recente emanazione del documento “Approccio metodologico alla revisione legale dei conti da parte del collegio sindacale nelle imprese di dimensioni minori “, nel quale si è proposta una nuova versione della metodologia suggerita dal Consiglio nazionale dei commercialisti per rispondere, in linea con l’audit risk model, alle esigenze di miglioramento della qualità degli incarichi.
Il testo conserva la struttura delle precedenti edizioni, illustrando dapprima la struttura della relazione unitaria, quindi le novità derivanti dalla intervenuta riforma, i riferimenti alla vigilanza e alle osservazioni in merito al bilancio, infine uno schema-tipo di relazione.
Oggi mi sono regalato un po’ di tempo per pensare al nostro futuro. Sono tornato a studiare in Bocconi. Non ero solo. Oltre al nostro team di Studio ( mio fratello Edoardo ed un amico avvocato che si unirà a noi dalla prossima lezione), abbiamo iniziato questo percorso che durerà quasi due anni con amici e clienti.
Bellissimo condividerlo, seppur in classi differenti, anche con mia moglie che partirà a breve con il suo studio dentistico in San Babila.
Una bella sensazione quella di tornare tra i banchi ( questa volta non da docente), incontrando volti nuovi provenienti da tutta Italia ( e non solo).
Riporto solo qualche veloce appunto:
Docente / Mentor di Accenture giovane ma professionale;
Tutor giovanissimi ma tutti con invidiabile CV internazionale. Il che improvvisamente sposta il termine del problema della fuga dei cervelli. I talenti non fuggono ma vanno naturalmente all’estero ed è giusto così. La battaglia non deve essere fatta per trattenerli ma per essere così attrattivi da farli tornare insieme a molti giovani di altre nazionalità.
Bellissima la costante attenzione alla verificabilità delle affermazioni. In fondo non molto diverso dallo scetticismo del revisore.
Non si fa impresa da soli ( non più) ed il team deve essere eterogeneo.
Il grosso del lavoro tocchera’ a noi ma ci aiuteranno ad applicare un metodo e a darci i tempi di implementazione del progetto.
Nulla di più complicato e contemporaneamente più utile di spiegare il tuo progetto a chi non sa nulla di te e del tuo settore.
Cambiare aria e farsi contaminare dagli imprenditori è stata una scelta corretta.
Innovazione e tradizione sono ancora più forti se camminano insieme. E questo probabilmente è vero anche nella composizione del team.
Oggi in qualche modo parte ufficialmente il restartup del nostro Studio professionale. La strada di una consulenza rimodulata sulle nuove esigenze delle PMI crediamo sia quella giusta ma bisogna lavorarci su senza alibi e preventive assoluzioni.
La giornata di sole ci ha regalato anche la possibilità di tornare a mangiare un panino all’aperto come ai tempi dell’università. Perché in fondo è sempre sabato ed un po’ di svago ce lo meritiamo.
Ps particolarmente ispirate le foto della Bocconi Art Gallery. Di buon auspicio quella che riporto più in alto tra mondo della vela e quinte teatrali. Due mie grandi passioni.
L’economia della cultura è una straordinaria palestra per la gestione dell’impresa che cambia.
In questi ultimi giorni mi sono trovato a riflettere sull’esperienza accumulata in quella che i più chiamano economia della cultura.
Da anni seguo per motivi professionali il mercato dell’editoria in cui sono stato e sono coinvolto a diversi livelli e più recentemente nel mondo del Teatro (come chi ha la pazienza di seguirmi sui principali social ben sa).
Un mondo in cui sono entrato con un certo scetticismo.
Nonostante la cultura per definizione aiuti ad aprire la mente per una serie di vecchi retaggi anche politici ed ideologici è in realtà un mondo molto chiuso ed autoreferenziale.
Detto questo lo affronto portandomi dietro (con tutti i limiti e le distorsioni del caso, sia chiaro) l’ottica del commercialista affascinato dal progetto e di chi fa impresa.
E devo ammettere di aver sottovalutato l’effetto dirompente dell’esperienza maturata in questi anni.
L’economia della cultura è una straordinaria palestra per la gestione dell’impresa che cambia.
Editoria e Teatro ti costringono:
a ragionare con risorse scarse;
ad essere flessile lavorando in settori in perenne crisi;
a cercare di valorizzare le competenze con nuovi prodotti/servizi perché la sola gestione ordinaria del core business non ti consente la sostenibilità del progetto;
a investire in piccole “scialuppe” (non oso definirle startup) per tentare nuovi approcci, nuovi business model, spesso con l’obiettivo di ridevinire l’organizzazione e intaccare centri di potere che ingessano la struttura impedendole di cambiare.
Uno straordinario modello di business
Solo oggi mi rendo conto di che straordinario modello di business possa diventare anche per imprese di altri settori. Per le imprese di servizi, per le imprese e le professioni basate sulla valorizzazione della conoscenza certamente.
Fare impresa oggi è una grande sfida. Si è sempre pensato che l’impresa dovesse, finanziando, aiutare la cultura (vero). Oggi forse è il momento di prendere consapevolezza che la cultura può diventare un grimaldello per rinnovare l’impresa.
Rubando le parole all’architetto Achille Castiglioni (che aveva già capito tutto):
“Se non siete curiosi, lasciate perdere. Se non vi interessano gli altri, ciò che fanno e come agiscono, allora quello del designer non è un mestiere per voi. Non pensate di diventare gli inventori del mondo. Non è così, e non deve esserlo. Cominciate ad allenarvi alla autoironia e l’autocritica. Liberatevi dall’ossessione di volere, ad ogni costo, tutto inquadrare, tutto catalogare, tutto giudicare con il metro della tendenza è del tipo o, peggio, del premio ed è successo. Un buon progetto nasce non dall’ambizione di lasciare un segno, ma dalla volontà di instaurare uno scambio, anche piccolo con l’ignoto personaggio che userà l’oggetto da voi progettato.”
Il questo contesto si inserisce il progetto “Studio Panato #perilteatro”, per questo proviamo su queste pagine a lanciare un sasso sperando che qualcuno più peparato di noi possa aiutarci ad alimentare il confronto e la discussione. Perché la cultura non deve elemosinare una sponsorizzazione ma pretendere di venir retribuita per il servizio che offre. Imparando però ad aprirsi alla società, uscendo dai circoli per iniziati e soprattutto facendo cultura veramente. Cosa che non è cosi scontata ed è forse la parte più sfidante di tutta la faccenda.
Questo ed altri miei articoli li trovate pubblicati su Econopoly del Sole24Ore (Numeri, idee e progetti per il futuro).
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