Report sui distretti industriali italiani
Report sui distretti industriali italiani
Il report sui distretti industriali di Intesa San Paolo evidenzia che nel 2016 le imprese distrettuali hanno registrato un nuovo aumento del fatturato, salito dell’1,8% a prezzi correnti.
Sono stati toccati livelli record: nei distretti la crescita tra il 2008 e il 2016 è stata pari al 10,2%, quattro punti percentuali in più rispetto alle aree non distrettuali.
Si è poi rafforzata la redditività complessiva (misurata dal ROE) che si è portata al 7,2%. Le stime indicano che nel 2017 la fase di ripresa dei distretti si è intensificata (+2,8%), interessando tutte le filiere distrettuali.
Le previsioni per il biennio 2018-19 restano positive, evidenziando un ritmo di crescita intorno al 2,9% in media d’anno.
I mercati esteri faranno da traino, mentre il mercato interno potrà dare un buon contributo, soprattutto alla filiera metalmeccanica.
Svettano alcuni distretti e, in particolare, l’occhialeria di Belluno, la gomma del Sebino Bergamasco e il prosecco di Conegliano-Valdobbiadene.
Punti di forza dei distretti industriali
Più elementi portano a pensare che i distretti industriali possano continuare a essere un punto di forza dell’economia italiana:
- la buona capacità di reazione alla crisi degli ultimi anni, che ha restituito un tessuto produttivo più forte e competitivo, con l’uscita dal mercato degli operatori più deboli e il rafforzamento della struttura dimensionale, accompagnati da una diffusione crescente di marchi registrati a livello internazionale, brevetti e certificazioni ambientali e di qualità.
- L’elevata propensione a servire mercati esteri sempre più lontani e ad alto potenziale: la distanza media delle esportazioni distrettuali è aumentata in tutti i settori (+400 km circa a livello complessivo).
- La crescente presenza all’estero con filiali produttive e commerciali da parte delle imprese leader distrettuali, con l’obiettivo di rafforzare la loro piattaforma distributiva e di ampliare la gamma produttiva.
- Il ritorno in Italia di produzioni precedentemente esternalizzate e il buon interesse degli investitori esteri verso gli asset distrettuali italiani.
- L’eccellenza di alcune filiere distrettuali italiane, in particolare agro-alimentare e meccanica, presenti nella classifica delle migliori aree distrettuali con 6 e 7 distretti rispettivamente.
- La dinamicità dei distretti agro-alimentari, che sfruttano il know how e la forza commerciale delle produzioni DOP e IGP italiane (all’interno dei distretti il 72% delle aziende appartiene a un’area a Indicazione Geografica).
- La capacità delle imprese della meccanica, spesso localizzate nei distretti, di offrire macchinari avanzati. La quota di imprese italiane della meccanica che produce macchinari 4.0 è pari al 69%; la concorrenza estera non è molto distante (74%).
- Il forte legame tra filiera ICT e imprese della meccanica: il 60% delle imprese della meccanica nell’ultimo anno ha fatto acquisti di tecnologia ICT da fornitori localizzati in Italia, con punte dell’80% tra le imprese di dimensioni medio-grandi.
- Lo sviluppo in prossimità dei territori distrettuali di poli ICT, altamente dinamici e in grado di fornire tecnologia. Nei poli ICT di Milano, del Veneto e di Bologna e Modena la distanza media degli scambi tra fornitori e acquirenti di tecnologia è bassa, mostrando così relazioni molto strette fra attori appartenenti alla stessa area.
- La presenza nei distretti di imprese giovanili in forte crescita e in grado di garantire un ricambio generazionale. Un’impresa su dieci è giovanile, con punte del 15,5% nel Mezzogiorno e intorno al 20% nella metalmeccanica e nel sistema moda.
- La nascita di nuove specializzazioni “distrettuali”. E’ questo il caso della cosmesi, concentrata in alcune province lombarde e competitiva grazie a un mix di fattori: qualità, creatività, design e vicinanza a fornitori di packaging, essenze e macchinari.
Per approfondire
Scarica le monografie di Intesa SanPaolo sui distretti industriali italiani